Regia di Jeff Nichols vedi scheda film
“You said you loved her and you lied! You gave up on her and she gave up on you, just like everybody else! I trusted you! Bonfires and crosses and wolf’s eye… Bullshit!”
“No, c’mon, Ellis...”
“Every single thing you told me was a lie!”
I quattordicenni Ellis (Tye Sheridan) e Neckbone (Jacob Lofland) salgono sulla loro barchetta a motore e raggiungono di nascosto un’isoletta disabitata in mezzo al fiume Mississippi; qui rinvengono una grossa barca rimasta incastrata in mezzo ai rami di un albero, probabilmente frutto di una marea importante. I due ragazzi vi salgono sopra sperando di prenderne in qualche modo possesso, ma scoprono presto che vi ha già trovato rifugio un uomo, che si palesa loro fascinoso ed enigmatico: Mud (Matthew McConaughey), nativo dell’Arkansas e riapparso dal nulla su quell’isoletta, è intento a fumare sigarette e pescare. Senza presentarsi né rivelare granché, chiede ai due ragazzi se possono procurargli del cibo, visto che lui non può mettere piede in paese. Per quanto Neckbone lo trovi poco più che un barbone un po’ fuori di testa, Ellis rimane intrigato dalla nuova conoscenza e si offre di aiutarlo insieme all’amico.
Presto Mud comincia a fidarsi dei due, arrivando a chiedere loro diversi favori per permettergli di ricongiungersi alla fidanzata di una vita Juniper (Reese Witherspoon), misteriosa bionda che soggiorna in un motel. Quello che Ellis e Neckbone ancora non sanno è che Mud è ricercato dalla polizia dell’Arkansas e dai parenti dell’uomo che ha ucciso.
Neckbone è un orfano che non ha mai conosciuto i genitori e vive con lo zio Galen (Michael Shannon), mentre Ellis vive su una houseboat con dei genitori vicini ad una separazione che destinerebbe il ragazzo a lasciare per sempre le sponde del fiume: è così che Ellis e Neckbone decidono di mettersi a disposizione del misterioso Mud, sperando di realizzare – con generosa e adolescenziale ingenuità – un sogno d’amore che hanno sempre visto fallire…
“Il grosso problema di Mud è che lui… È una specie di versione più morbida di Lolita, direi. È intrappolato, bloccato nel tempo per quello che riguarda i suoi sentimenti per il primo amore, che è Juniper. Non è mai stato in grado di farsene una ragione o di andare oltre quel sentimento intenso di quando tutti ci innamoriamo per la prima volta. E quindi è rimasto in questa forma di stasi per tutta la sua vita, che forse è in parte il motivo per cui è così infantile e mitico, ma è anche ciò che sta ostacolando la sua vita. Rincorre questa ragazza e uccide qualcuno per lei e tutta quest’altra roba e non vogliamo che Ellis finisca così. Vogliamo sapere che Ellis riesce ad andare avanti, capito?” [Jeff Nichols]
“Mud” rappresenta fin qui l’apice della carriera del giovane (classe 1978) e talentuoso Jeff Nichols: è con questo titolo – in concorso al Festival di Cannes 2012 – che il nativo dell’Arkansas fa il suo ingresso in un gotha registico importante, nonostante gli incassi delle sue fatiche continuino a latitare. È proprio nella regione a sud-est del natio Arkansas, a ridosso del fiume Mississippi, che Nichols fa ritorno per il suo terzo lungometraggio, forte di una produzione finalmente più che discreta e della reputazione creatasi con i due precedenti e solidissimi lavori. “Mud” è un film che Nichols aveva in mente già da parecchi anni e lo aveva scritto proprio immaginando Matthew McConaughey come (co-)protagonista.
Si tratta di un racconto di formazione chiaramente ispirato ai racconti di Mark Twain e indissolubilmente legato alle ambientazioni in cui è immerso e ai relativi accenti, mestieri e stili di vita; l’ispirazione principale proviene da un libro fotografico intitolato “The Last River”, rinvenuto da Nichols nella biblioteca di Little Rock e incentrato sulle persone che vivevano dei prodotti del Mississippi. Lo spirito southern evocato dal regista è ancora una volta estremamente fedele e debitore del suddetto libro e raggiunge l’eccellenza grazie al lavoro del fido Adam Stone, direttore della fotografia che per la prima volta (alla terza collaborazione con Jeff Nichols) ha potuto utilizzare una Steadicam e dunque dilettarsi con vari movimenti di macchina. A proposito: terza collaborazione su tre anche per Michael Shannon, qui nel ruolo di contorno dello zio di Neckbone.
“Mud” è un fiabesco e avventuroso dramma di genere coming of age, ricchissimo di personaggi e dettagli. Detto di McConaughey (nel 2012 in odore di stardom) e stante la presenza anche di Reese Witherspoon e di Sam Shepard, è a tutti gli effetti il quattordicenne Ellis, interpretato da un più che convincente Tye Sheridan, il personaggio centrale del film: è lui il ragazzo che individua in Mud un mentore idealizzato e romanticizzato, dalle cui labbra pendere con genuinità e rabbia adolescenziali. Ellis si dedica pervicacemente ad aiutare un delinquente immaturo, mancando a lungo di realizzare che l’amore inseguito da Mud è in realtà un amore rifuggito, inconcludente, fallimentare, persino legato ad un omicidio costantemente sullo sfondo e mai indagato oltre da Ellis e Neckbone (a cui presta fattezze, accento e attitudine l’interessante Jacob Lofland). Insomma, tutto il contrario dell’ideale di amore di cui dovrebbe nutrirsi un quattordicenne, che finisce così con l’essere illuso, deluso ma pronto a ricominciare da capo, senza cristallizzarsi in un eterno bozzolo.
L’aspetto che personalmente più ho trovato spiazzante (oltre ad una sparatoria nel pre-finale fin troppo roboante) è che “Mud” è palesemente il film più sereno di Nichols: la sua andatura si mantiene pressoché placida per tutti i 130 minuti di durata, andando a ricalcare con precisione tutte le dinamiche tipiche del racconto di formazione, non ultimi i rapporti padre – figlio e la prima delusione d’amore. “Mud” non è un capolavoro, ma è un’ulteriore conferma di come Nichols al tempo fosse pronto a spiccare il volo. Ormai otto anni dopo, possiamo dire di essere ancora in attesa…
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