Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Assolutamente geniale.
La genialità che sta alla base di questo film è l’idea che si possa costruire un capolavoro sul niente. L’astuta e ironica idea di Fellini è di realizzare la sua miglior pellicola su una crisi di creatività che affligge il suo protagonista, che non è altri che Fellini stesso. 8 1/2 erge il niente a tutto e ci mostra come esso domini le nostre vite.
Con una macchina da presa frenetica ed agitata che segue i suoi personaggi faticosamente, il regista vuole esprimere lo sconforto del suo protagonista funestato da un matrimonio infelice, da una miriade di produttori che gli stanno col fiato sul collo per avere un film, da decine di donne che desidera egoisticamente e che considera alla stregua di bamboline, da uno stato d’animo inquieto e da una religiosità impressagli da piccolo che gli dà sensi di colpa che non sopporta. Per una volta Fellini riesce ad essere sincero ed a mettersi a nudo, a rivelare la sua falsità, la sua megalomania (la gigantesca torre da cui lanciare il razzo per il suo film è l’emblema della sua vacuità interiore che cerca di nascondere con la grandezza smisurata della torre), la sua voglia di fama e riesce a criticarsi con animo fiero e compiaciuto.
Attraverso una visione della realtà confusa, che spesso si confonde col sogno, col rimpianto e col ricordo, Fellini si sfoga e ci mette di fronte al suo stato d’animo, che lo spettatore deve ingegnarsi ad interpretare. Ma a chi guarda, si offre anche un’interessante opportunità di fare autocritica su sé stesso e, attraverso un lavorio introspettivo ininterrotto che ha lo scopo di far comprendere lo scoramento non solo del protagonista, Fellini ci vuole mostrare l’infelicità e la vacuità dell’umanità intera, stretta in un’esistenza insensata e senza scopo e da una società sempre più frenetica, furiosa e spersonalizzata. Un’umanità che cerca di nascondersi in un mare di bugie e di autoinganni per andare avanti.
L’infelice protagonista cerca la serenità. Una serenità che gli sfugge perché il dubbio e l’angoscia lo assillano. Lo assillano nei rapporti con la moglie, con le donne, con gli amici e con sé stesso. Egli tenta invano di procurarsi la pace attraverso l’arraffo continuo di tutto ciò che gli capita. Che siano soldi, fama o donne, poco gli importa. L’importante è procurarsi qualsiasi cosa che possa colmare il suo vuoto interiore e far cessare assolutamente quella vocina che lo mette di fronte alla verità, alla sua superficialità, al suo individualismo sfrenato ed all'amara consapevolezza di far film solo per fama. Infine capisce che la serenità non è a portata di mano e non la si può cercare all’esterno. Comprende di essere un soggetto impuro ed egoista e tenta di rifarsi una verginità con la figura di Claudia Cardinale, che rappresenta la bellezza, la purezza e l’innocenza. Ma forse è soltanto un altro modo per fuggire dalla realtà e non affrontarla.
Si potrebbe discutere anni sul significato di questo film e non capirne mai l'intero messaggio, ma ciò che più colpisce è il balletto surreale di suoni ed immagini che infrangono la realtà, i rumori e le musiche evocative ed immaginifiche, la macchina da presa in continua frenesia, il passato che si mescola al presente e la voce off del protagonista che si confonde coi dialoghi. Cosicché ne viene fuori una pellicola in cui tutto: realtà, immaginazione, pensiero, parola, passato e presente sono messi sullo stesso piano in una dimensione senza tempo e spazio in cui si guarda lo scorrere dell’esistenza e si cerca di darle una spiegazione, osservandola da tutti i punti di vista, sia con sguardo razionale sia con sguardo irrazionale. Ed alla fine si ha l’impressione di non aver visto un film, ma qualcosa di più. Ci si chiede allora se Fellini abbia voluto esser sincero e mostrarci tutti i suoi dubbi, i suoi egoismi e la sua vacuità o se le stia ridendo dietro la macchina da presa in preda al suo ineguagliabile sarcasmo. Comunque sia, un capolavoro.
Mastroianni è magnifico e qui conferma d’essere il miglior attore italiano di sempre.
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