Regia di Federico Fellini vedi scheda film
La resa dei conti. Per quello che il regista mette in scena, per come lo mette in scena, per l'ineguagliabile commento di Rota, per gli interpreti eccezionali, per i contenuti di fondo che sembrano rinnovarsi ed ampliarsi ad ogni nuova visione, questo film è il capolavoro di Fellini. La lista delle motivazioni potrebbe continuare all'inifinito. Qui c'è tutta l'opera del regista, che non a caso, finalmente, mostra sè stesso (pur trasfigurato nell'attore Mastroianni) e la sua vita: al di là del lavoro (mai concretamente toccato fino alle scena del casting, ormai a un'ora e tre quarti dall'inizio) ci sono i rapporti personali, quelli sentimentali, le fobie, i dubbi di un creatore che si sente rifiutato dalla propria creatura. Circondato da una folla di questuanti (di sentimenti, di risposte, di rassicurazioni), Anselmi si scopre indifeso, nudo di fronte alle sue responsabilità, armato soltanto di un'ispirazione in palese crisi. E la crisi è pure quella dei quarant'anni, già sviscerata nella Dolce vita e consequenziale per natura a quella dei Vitelloni. Per quante radici, fondamenta e precedenti le si vogliano trovare, è questa un'opera drasticamente originale; estrema nella sua chiarezza e nella sua logica, insostenibile in certe sequenze. Sogno e realtà (preponderante il ruolo della psicanalisi) si confondono continuamente nella mente disturbata - ma estremamente lucida, consapevole del proprio disturbo fino in fondo - del regista e l'unica via d'uscita pare quella di raccontare in maniera sincera e più semplice possibile la verità, la vita così com'è. La felicità è poter dire la verità senza ferire nessuno: ed è proprio in questo senso che 8 e 1/2 è un film trionfalmente felice.
Il regista Guido Anselmi trascorre due settimane alle terme in cerca di nuova ispirazione per un film in partenza, di cui nessuno sa ancora nulla, nemmeno attori e produttore. E nemmeno Guido, a quanto pare.
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