Regia di Lee Daniels vedi scheda film
A volte i pregiudizi.....Presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, il film dell'autore del pluripremiato ed apprezzato Precious, mi ispirava pochino; lo consideravo, complice probabilmente la presenza del divetto tutt'altro che rassicurante (almeno per me) Zac Efron, come l'ennesima ricostruzione in costume di un'America da cartolina alla Happy Days. E invece mi sbagliavo di brutto: Paperboy e' un thriller singolare e cupo che prende avvio dall'uccisione, ad inizio anni '60, di uno stimato pingue sceriffo di una contea non distante dalle paludi attorno a New Orleans. Dell'omicidio efferato viene accusato un balordo di nome Hilary (un perverso e viscido, bravissimo John Cusack), da anni recluso in carcere in attesa dell'esecuzione capitale. Fin tanto che, nel 1969, una platinata Charlotte, la sciroccata, attraente e ingenua corrispondente epistolare di quest'ultimo (una Nicole Kidman in un ruolo eccentrico e stimolante che ci fa tornare ai tempi dello splendido "Da morire" di Van Sant), contattata due giornalisti del Miami Times (Matthew Mc Conaughey- un Ward sensibile, combattuto e con qualche segreto da svelarci nel corso della vicenda e David Oyelowo-Yardley, nero di città divenuto spregiudicato come e piu' dei bianchi che hanno cercato di frenare la sua ascesa professionale), perchè tornino ad occuparsi del caso rimettendo in discussione una sentenza conclusa effettivamente un po' troppo sbrigativamente. La vicenda si sviluppa soprattutto nel rapporto che si instaura tra la bella e formosa Charlotte e il giovane bel ventenne Jack, fratello di Ward, garzone del giornale locale diretto dal padre (Scott Glen) col compito di accompagnare la donna nei suoi vari spostamenti. Non e' tanto l'indagine, pur serrata da parte dei due giornalisti, a tener accesa la vicenda, quanto piuttosto un mix di erotismo tra l'incandescente Kidman e gli irrefrenabili appetiti sessuali del detenuto, sotto gli occhi esterrefatti del giovane Jack, e quelli piu' impercettibilmente affascinati di un Ward che svela pian piano le sue effettive tendenze/istinti omo-sadomaso. La scena dell'incontro in cella per il colloquio tra una Kidman coloratissima avvolta in un vestitino succinto che allarga le gambe e mostra ad un Cusack arrapatissimo e viscido piu' che mai il suo ammaliante apparato vaginale coperto solo da un superficiale velo di slip, sotto lo sguardo scioccato di Zac Efron e quello (sorpreso ma per una ragione differente - lo scoprirete vedendo il film...notate lo sguardo dell'attore su un particolare e capirete tutto di lui...di cio' che nasconde) di McConaughey, vale davvero tutto il film tanto e' torrida, eccessiva, forse improbabile ma girata splendidamente. Inutile dire di piu' su una vicenda che si intorbidisce ulteriormente ed in cui la ricerca della verita' porta a creare nuove ingiustizie e soprattutto nuove morti, in un finale teso e crudele tra le "paludi della morte", questa volta e' proprio il caso di dirlo. Una bellissima ricostruzione d'ambiente, malsano non certo solo per la presenza di acquitrini inaccessibili; una societa' che risente ancora dell'intolleranza tra bianchi e "negri" e nella quale un ceto padronale (la stessa famiglia di Jack e Ward) cerca di mantenere in vita quel clima di sudditanza da "piantagione di cotone" del secolo precedente mentre i neri ex-sottomessi si rivelano talvolta spregiudicati a scopo difensivo (vedi il comportamento scostante ed impetuoso del giornalista Yarley). Daniels adatta molto bene il romanzo omonimo da cui e' tratta la vicenda con soluzioni molto interessanti, tra le quali va citata l'inserimento di una voce ed un corpo narranti impersonati dalla cantante Macy Gray, una ironica e rassegnata nuova Mamie (di Via col vento) che instaura un rapporto solo apparentemente ruvido, ma in fondo pieno d'affetto nei riguardi di un Jack profondamente sconvolto dalla fuga della madre e per questo così solo, insicuro e refrattario alle compagnie femminili.
E se Matthew Mc Conaughey continua felicemente a cavalcare l'onda della qualita' artistica che da almeno tre film contraddistingue la sua "nuova" carriera, una bella e non scontata sorpresa e' rappresentata proprio dall'interpretazione di Zac Efron (non pensavo sarei riuscito a poterlo affermare, visto i precedenti "artistici" del divetto), qui piu' uomo e muscoloso delle sue evanescenti apparizioni precedenti: un ventenne problematico e sofferto che trova nella Kidman, brava piu' che mai, una partner ideale per un confronto appassionato e momenti di passione e repressione di istinti erotici che l'attore sembra vivere in modo davvero credibile e convincente.
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