Regia di Orson Welles vedi scheda film
"Sono solo un poveraccio che cerca di fare del cinema" cit. Orson Welles
William Shakespeare, uno dei più grandi drammaturghi conosciuto in tutto il mondo, oltre che il poeta più rappresentativo dell'Inghilterra(esponente principale del Rinascimento inglese), sembrava fosse irrangiungibile, in ambito teatrale sì, ma non in ambito cinematografico. Uno dei più grandi registi teatrali, cinematografici e radiofonici del XX secolo, Orson Welles, va oltre al semplice remake: la sua grande abilità è stata quella di rendere le opere shakespeariane accessibili a tutti, in una visione rivoluzionaria ed innovativa, basata sell'annullamento di ogni principio "mimetico" e realistico nella rappresentazione, rivencando la sua totale autonomia attraverso la telecamera qualunque fosse la matrice letteraria o teatrale che avesse di fronte. Tant'è che come sosterrà lo stesso Welles in seguito, così come il grande compositore italiano G.Verdi nell'Othello del 1827, si è "autorizzato" a modificare il testo della tragedia,utilizzando gli strumenti scenici e linguistici propri dell'opera lirica, così lo stesso regista dovrà elaborare una "rilettura" cinematografica nel senso pieno dell'espressione. Nonostante le mille difficoltà nella lavorazione del film(il sopravvenuto fallimento della casa di produzione Scalera film di Roma, l'assegnazione della parte di Desdemona, tutti gli attori, Welles compreso, erano impegnati anche su altri set), Orson Welles riesce a mascherarle grazie alla sua grande abilità, come spiegherà in seguito nel documentario "Filming Othello"(1978),prodotto dalla seconda rete della TV tedesca, nella fase di montaggio del film, unire tutti i vari fotogrammi attraverso la moviola non è stato facile, visto i continui spostamenti della troupe girando la pellicola tra l'Italia e il Marocco: un aneddoto divertente racconta lo stesso Welles nel documetario:«Una sala toscana e un bastione marocchino sono due parti di quello che, nel film, è un unico salone. Rodrigo picchia Cassio a Mazagan e riceve la risposta a Orvieto, a 1500 chilometri di distanza». Nonostante questi contrattempi questo film non solo riceverà la Palma d'Oro a Cannes nel 1952(ex-aqueo con "Due soldi e una speranza" di R.Castellani), ma sarà testimonianza del marchio di fabbrica di Welles nei suoi film, andando contro i stereotipi più tradizionali, crea un'Othello ancora irrangiubile tutt'oggi, grazie all'interpretazioni non solo dello stesso Welles nei panni di un valoroso, rude soldato(Othello), ma dal cuore d'oro, ma anche da Michal Macliammoir considerato il "più grande Iago della storia del cinema" , al quale Welles toglie quel lato mefistofelico attribuitogli da Shakespeare, dandogli invece una valenza "metafisica", di principio negativo in assoluto, come il peggior antagonista delle favole( nel documentario Welles dirà:« Non è capace Otello di immaginare una persona come Jago, e con lui parecchi critici shakesperiani,da cui risulta che abbiamo otto biblioteche piene di spiegazioni idiote di Jago, quando chiunque ha conosciuto uno Jago in vita sua, se appena è uscito di casa). Di particolare importanza è stata la qualità apportata dai suoi validi collaboratori: il prodigioso Alexander Trauner, scenografo ungherese Premio Oscar nel 1960 per "L'appartamento" di B.Wilder, il direttore della fotografia Anchise Brizzi, autore di molte pellicole neoraliste dell'epoca, e il compositore molto apprezzato Francesco Lavagnino,autore di una partitura di grande effetto e solennità. Particolare attenzione è rivolta anche ai costumi nell'ambientazione veneziana, sontuosi ed eleganti(riprei dai quadri del pittore rinascimentale Vittore Carpaccio) e nell'ambientazione mediterranea, abiti semplici quasi trasparenti. Come in Quarto Potere anche questo film inizia con la morte del protagonista per incentrare da subito l'attenzione dello spettatore sul perchè del tragico epilogo.La gabbia in cui viene rinchiuso Iago ritorna spesso nelle sequenze del film assumendo valore prettamente simbolico :una rete fatale in cui sono imprigionati tutti i personaggi, divorati dalle loro passioni. Per quanto riguarda il ritardo dei costumi , Welles lo risolve girando la scena dell'assassinio di Roderigo in un bagno turco: ovvero l'unico luogo in cui non era previsto nessun tipo d'abbigliamento.
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