Regia di Héctor Olivera vedi scheda film
Il murale si chiama Ejercicio Plástico. Un’opera realizzata nei pressi di Buenos Aires, negli Anni Trenta, dal pittore messicano David Alfaro Siqueiros, e restituita al pubblico solo nel 2011, grazie all’intervento della presidente argentina Cristina Kirchner. Hector Olivera non documenta le fasi della sua creazione, bensì l’atmosfera umana che regnava nell’abitazione privata –la residenza di campagna del giornalista Natalio Botana, direttore di un popolare quotidiano – in cui l’affresco è stato dipinto. Una villa attorno a cui ruotavano politici, scrittori, oppositori del regime, ma che, a dispetto dell’ampiezza di vedute dimostrata da certe frequentazioni intellettuali ed anticonformiste, era pur sempre un ambiente di estrazione alto-borghese, affetto dalle solite piaghe del perbenismo, dell’ipocrisia, dell’orgoglio di casta. La presenza di Siqueiros è in grado di generare, sia pur indirettamente, uno scandalo che, per una volta, non investe l’aspetto socioeconomico. L’artista è un marxista militante, che vede nell’arte uno strumento per far pervenire al popolo un forte messaggio di ribellione contro l’ingiusta distribuzione del potere e della ricchezza: tuttavia, in quel luogo riservato ed invisibile al mondo, la sua pittura imbocca, per una volta, una strada del tutto diversa, di carattere strettamente personale e indirizzata ad una sperimentazione puramente tecnica. Un esercizio, appunto, avente come oggetto lo sviluppo del movimento nello spazio tridimensionale. E dedicato all’amore della sua vita, la giovane poetessa Blanca Luz Brum. Con l’aiuto di alcuni collaboratori, Siqueiros trasforma le pareti, il pavimento ed il soffitto di quel locale sotterraneo in un acquario, dentro cui nuotano figure femminili. Corpi nudi, flessuosi, tondeggianti, dai contorni idrodinamici, modellati dai moti del liquido, definiti dalle linee della corrente. Una provocazione impastata di carnalità, che, all’interno della famiglia Botana, fa, involontariamente, da catalizzatore agli istinti, causando infedeltà e gelosie, risvegliando dolorosi fantasmi del passato, e seminando morte, dolore, follia. La leggendaria maledizione dell’arte non è magia nera: è, piuttosto, l’effetto dirompente di una forza espressiva che esce dagli argini, trascinando con sé le fragili sovrastrutture dell’apparenza. Siqueiros, in quel contesto così convenzionale, è l’individuo che si spinge oltre il pensiero e la dialettica, per professare una fede, inseguire un sogno, amare in maniera viscerale una realtà vivente. Il suo amico Pablo Neruda lo accusa di essersi venduto al nemico, nel momento in cui ha accettato quell’incarico retribuito, ed ha acconsentito a mettere da parte l’aderenza al realismo sociale, le sue scene di lotta e sofferenza impresse sui muri della città, ed i cui protagonisti sono contadini, operai, minatori, gente povera, sfruttata, oppressa. Tuttavia, i drammatici eventi che accadranno in quella casa dimostreranno che lo spirito rivoluzionario è un’anima che parla un linguaggio universale ed astratto, indipendente dai codici rappresentativi utilizzati. La sua arma di provocazione è una bomba di verità, piazzata a sorpresa in mezzo al mondo. Il discorso non è legato ad un particolare soggetto, né ad un particolare schieramento partitico, perché è radicato nei valori individuali della libertà, dell’onestà, della modestia. David non porterà rancore a coloro che lo hanno offeso o tradito. Un esempio della santità laica di chi, umilmente, si riconosce nell’Uomo.
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