Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
John Tanner (Rutger Hauer) è un giornalista televisivo di gran successo e di ottime capacità affabulatorie. Un giorno viene contattato da Lawrence Fasset (John Hurt), un agente della Cia, che gli mostra dei filmati che ritrarrebbero tre suoi vecchi amici, Jo Cardone (Chris Sarandon), Richard Tremayne (dennis Hopper) e Bernie Osterman (Craig T.Nelson), intenti a collaborare con i servizi segreti sovietici in una operazione denominata "Omega". In cambio di un'esclusiva televisiva sul caso, il capo della Cia Danforth (Burt Lancaster) chiede a Tanner di aiutarli a portare almeno una dei tre dalla loro parte. Quest' opera di convincimento dovrebbe verificarsi durante il weekend che tutt'insieme trascorreranno nella sua villa.
Osterman Weekend - Rutger Hauer
Ovvero, quando non ci si conosce mai abbastanza e anche l'amico più caro può presentare lati della propria personalità che non si credeva potessero appartenergli. La straniante attesa per un qualcosa di non ben precisato che dovrebbe intervenire a scompaginare il già visto, è la sensazione prevalente che pervade "Osterman weekend", un film carico di mistero e volutamente sospeso tra ciò che si vede e si è indotti a percepire come il vero assodato, e quello che è tenuto nascosto e si rivelerà come la verità facilmente modificabile. L'ultima opera di Sam Peckinpah è un noir in salsa spioneristica in cui viene messo in buona mostra tutto il suo disincatato pessimismo per un mondo sempre più dominato dal potere mistificatorio dei media e dalla sfuggente anonimia dei poteri occulti. Anche quando ha un "arredo urbano", il cinema di Peckinpah rimane un western metropolitano, la rappresentazione di un mondo dove lo sviluppo dello Stato di diritto non ha sancito, ne la fine della legge del più forte, ne tantomeno quella dell'indisturbata possibilità d'azione di chi può incidere sulle scelte d'indirizzo politico per il perseguimento di interessi corporativi. L'uomo è solo, col suo egoismo in mezzo a tanti egoisti, pedina di uno gioco sempre più grande di lui, quello che spinge tutti i subordinati ad eliminarsi a vicenda in una massacrante lotta per la sopravvivenza. Sono altri i capolavori di Sam Peckinpah, quelli in cui il suo allucinato nichilismo ha potuto esprimersi in tutta la sua chiarezza iconografica e la repentina esplosione di violenza essere concepita come la metefora della deflagrazione dello stato di cattività permanente in cui versa la meschinità umana. I tagli in sede di montaggio e i problemi con la produzione (sempre quelli con "zio Sam"), non potevano non riflettersi sulla fluidità narrativa del film e sulla linearità dei suoi contenuti espositivi. Ciononostante "Osterman weekend" rimane un buon film, retto da un eccellente parterre d'attori tutti adeguatamente caratterizzati. Insomma, una degna chiusura per un maestro "maledetto" della settima arte.
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