Regia di Tom Hooper vedi scheda film
Libertà, uguaglianza e fratellanza sono naufragati dopo la prima Rivoluzione Francese e su un malconcio tricolore in mare si apre Les Misérables. Come il romanzo di Hugo, il musical ininterrottamente in scena dal 1985 miscela sentimenti di carità cristiana e di giustizia, che sfociano in una sacrosanta insurrezione. A teatro si canta dal primo all’ultimo minuto e quasi altrettanto succede nel film (ciò nonostante si è deciso di doppiare i pochissimi dialoghi con un effetto straniante), senza elaborate coreografie di ballo e con ispirazioni liriche tra duetti, cori e assolo dal gusto pomposo, anche volutamente kitsch, ma irresistibilmente popolare: l’hanno visto oltre sessanta milioni di persone e pure i manifestanti di Occupy Wall Street hanno cantato Do You Hear the People Sing?. Tom Hooper mette in scena un tour de force di primi piani, ognuno diverso dall’altro grazie a una messa in quadro obliqua, scentrata, attenta a stagliare i volti sugli sfondi o a incorniciarli tra gli elementi della scenografia. Le poche scene d’azione permettono poi i necessari stacchi dai protagonisti e sfoggiano prospettive insolite e dinamiche. Seppur la forma è ricercata, il cuore del film è comunque degli attori, che il regista ha fatto cantare sul set, standogli addosso con la macchina da presa per restituire un’intensità impossibile da percepire dalla platea di un teatro. I protagonisti sono il fuggiasco Jean Valjean e l’implacabile Javert, ben incarnati nel corpo e nella voce da Jackman e Crowe, ma i numeri che strappano l’applauso sono dei comprimari, su tutti la straziante I Dreamed a Dream cantata da Anne Hathaway inquadrata in pianosequenza ma in un angolo dello schermo, tanto che a volte parte del volto finisce fuori campo, come a dimostrare pudore verso un’anima messa dolorosamente a nudo. Impressionano inoltre Eddie Redmayne nella dolente Empty Chairs at Empty Tables, Sacha Baron Cohen ed Helena Bonham Carter negli intermezzi comici. Produzione sontuosa, fedele come era necessario per un testo così venerato – arricchito da un inedito assolo di Jean Valjean –, Les Misérables non abdica il cinema al teatro ed è attraversato da un contagioso (ed eternamente attuale) slancio rivoluzionario.
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