Regia di Tom Hooper vedi scheda film
Basato sull'omonimo musical, scritto nel 1980 e tratto a sua volta dal celebre romanzo di Victor Hugo, sa avere successo nella sua ambizione di coniugare teatro e cinema, conseguendo vette di qualità da me insperate. Sorpreso in positivo oltre ogni mia più rosea previsione, confesso comunque la sussistenza di alcuni fattori che potrebbero aver favorito il mio entusiasmo.
Il primo requisito indispensabile è l'essere non dico amanti ma quantomeno non "ostili" al genere. Si sia consapevoli del fatto che è cantato per (quasi) l'intera sua durata. Tuttavia preciso, rivolgendomi in particolare ai più restii, di non pensare subito a danze o balletti, poiché completamente assenti. Qui siamo più semplicemente nell'ordine di una squisita, solenne e raffinata opera lirica, con esibizioni registrate dal vivo, che vanta pure un encomiabile valore aggiunto nel contributo, sulla suggestione visiva e su un più ampio respiro, dato dalle potenzialità insite nella settima arte.
Il secondo e altrettanto fondamentale credo sia l'aver letto il libro. Anche supponendo le più nobili intenzioni, infatti, ridurre un tomo così corposo in 150 minuti è impresa concretamente impraticabile. In realtà, la fedeltà al materiale originale mi ha persino strabiliato, dimostrandosi in grado di cogliere i momenti salienti con assoluto rispetto, avendo per paradigma il riassumere senza stravolgere (nei limiti del possibile). Ma rimango convinto che la conoscenza pregressa abbia di molto esaltato il trasporto emotivo e il coinvolgimento nei confronti di uno sviluppo altrimenti di sapore episodico. Ci si sofferma sui frangenti privilegiati e si sacrifica il resto della trama sorvolandolo, sebbene io ammetta che questo approccio consente un'introspezione senza pari (e gli assoli cantati hanno un'efficacia unica nel comunicare, sotto questo aspetto, assai più di qualsiasi soliloquio tradizionale), enfatizzata dai ricorrenti primi piani sui volti dei protagonisti.
Il terzo e ultimo vale solo per il popolo italico. Si suggerisce la fruizione diretta con audio inglese e l'eventuale supporto dei sottotitoli nell'idioma preferito, evitando a priori la traccia italiana. Il motivo è che, mentre le interpretazioni canore sono giustamente lasciate immutate nelle voci autentiche degli attori, il doppiaggio s'inserisce però sulle rare battute dialogate, con un conseguente effetto straniante per gli improvvisi cambi di timbro e di favella, difetto unanimemente testimoniato con fastidio da chiunque abbia avuto il dispiacere di provarlo.
Eccezionale è la prestazione del cast, ciascuno assorto nel personaggio con professionalità, restituendo un grado di commozione ed empatia sinceramente comparabile ai loro equivalenti cartacei. Hugh Jackman dà vita a un Jean Valjean straordinario per credibilità e presenza scenica, di un vigore e di un'energia almeno eguali all'osannata Fantine di Anne Hathaway. Tra i famosi, divide il caso di Russell Crowe (Javert): nella diatriba scaturita, io mi colloco tra coloro che lo promuovono. Diversi sono invece i coniugi Thénardier, Helena Bonham Carter (Madame) e Sacha Baron Cohen (Monsieur), la storia e caratterizzazione dei quali è l'unica divergente dalla fonte. Penso risponda a una precisa volontà di sdrammatizzare, inserendo quella che assomiglia più a una burlesca caricatura della loro essenziale malvagità nel romanzo. Non deludono le giovani leve, di certo selezionate per le loro doti, ove spiccano Eddie Redmayne (Marius Pontmercy), Amanda Seyfried (Cosette), Aaron Tveit (Enjolras) e Samantha Barks (Éponine), davvero preziosi.
Nessuna critica mi sento infine di sollevare verso musica, ambienti, costumi e scenografie. I reparti addetti han lavorato con indubbia dovizia e cura al dettaglio, a partire dall'ammaliante sequenza iniziale fino a chiudere sul significativo epilogo finale. Nulla infrangerà la malia di Les Misérables, tanto che la sua durata manco peserà. Perché l'insieme saprà toccare il cuore, fino a conquistarlo.
Francia, XIX secolo. Il galeotto Jean Valjean, appena uscito di prigione, è in cerca di redenzione. Sotto falso nome diventa un fortunato imprenditore e il sindaco di una città della provincia. Perseguitato dall'ispettore Javert, egli è però costretto a fuggire nuovamente, portando con sé la piccola Cosette, figlia dell'operaia Fantine, l'incontro con la quale cambierà per sempre le loro vite.
Molto buona l'orchestrazione di Claude-Michel Schönberg, lo stesso compositore del musical. Sa veicolare le emozioni senza mai scadere nel lirismo. Certe melodie sono poi divenute veri e propri capisaldi fra gli appassionati.
Tutto sommato... niente.
A mio avviso indovina la giusta formula per portar a compimento un'operazione dai rischi affatto trascurabili.
Jean Valjean. Recitazione lodevole e importante nella sua carriera, pare uscito dalle pagine del libro. Eccellente.
Javert. Si destreggia bene e riesce a non sfigurare. Impostato, ma autoritario al punto giusto.
Fantine. Esecuzione perfetta, di rilievo e fiore all'occhiello, rapisce per intensità. Plausi meritati.
Marius Pontmercy. Appropriato e ben calato nella parte. Convince.
Cosette. Ottima prova. Bella, brava e adatta al ruolo.
Madame Thénardier. Estranea ai canoni, però ha un suo perché.
Monsieur Thénardier. Non convenzionale, eppur funziona.
Enjolras. Carisma e voce in egual misura. Impeccabile.
Éponine. Dimostra un talento naturale che spero abbia strada pure sul grande schermo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta