Regia di Tom Hooper vedi scheda film
LES MISÉRABLES nasce come doppio concept-album del 1979 composto da Claude-Michel Schönberg su testo di Alain Boublil. L'anno dopo venne la messa in scena al Palais des Sports di Parigi con la regia di Robert Hossein. Al 1985 risale la traduzione e produzione inglese da parte di Cameron Mackintosh dello spettacolo di successo planetario (oltre 65 milioni di spettatori) che a Londra è tutt'ora in scena, e che a seguito del successo del film, prodotto dallo stesso Mackintosh, verrà ancora ripreso nel prossimo autunno a Broadway, affamata di incassi sicuri in questo momento di crisi economica.
Grande film, per carità, messa in scena sontuosa, scene-costumi-trucco&parrucco professionalissimi, anche se a tratti sembrava di stare alla sezione Delacroix del Louvre, attori ottimi (adoro Sacha Baron-Cohen quando, come in HUGO CABRET, NON fa Sacha Baron-Cohen) e cantanti dal dignitoso (Russel Crowe) all'ottimo (Hugh Jackman, sulle sue possenti spalle si regge almeno metà dell'operazione). Le mie riserve vanno indietro, sono relative alla parte musicale, ripresa pari pari dalla versione teatrale.
Classicissima fino alla banalità, dall'ouverture al pompieristico gran finale, francamente non mi ha entusiasmato: l'orchestrazione è del tutto priva di fantasia; il povero Javert, pur co-protagonista, ha una parte musicalmente molto limitata, oltre che monotona; pochi i temi e per non so quale ragione del tutto intercambiabili, cioè non legati ognuno ad un personaggio; impeccabile ma banale la costruzione dei trii e dei quartetti, ispirati scolasticamente al Bella figlia dell'amore del Rigoletto di Verdi.
E vogliamo parlare dei plagi - pardon, citazioni? Il povero Puccini è stato brutalmente saccheggiato: il Coro a bocca chiusa di Madama Butterfly in blocco in finale e sottofinale, oltre a vari frammenti da Bohème e Turandot (la predilezione per Puccini diventa plateale se pensiamo alla successiva produzione, di grande successo, della stessa coppia Schönberg-Boulbil: Miss Saigon del 1989, versione moderna proprio di Madama Butterfly). Ho anche riconosciuto pezzi e pezzetti da vari musical americani, ad esempio da The Pajama Game e dalla canzone Liza with a Z di Liza Minnelli nella scena della locanda dei Thénardier, oltre ad arie ispirate a grandi classici di Berlin, Kern e Rogers.
Un'operazione perciò piuttosto deludente: mi sono chiesta che meraviglia avrebbe potuto essere nelle vigorose mani di un compositore innovativo e coraggioso come Leonard Bernstein, che nel 1957 col suo West Side Story rivoluzionò il musical di Broadway. Qui siamo davanti ad un esangue pastiche, poco più di un compitino di diploma di Conservatorio, niente di più.
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