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Les Misérables

Regia di Tom Hooper vedi scheda film

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La recensione su Les Misérables

di ROTOTOM
8 stelle

Già  protagonista ai Golden Globes, Les Misérables musical di Tom Hooper tratto dallo spettacolo teatrale e a sua volta rielaborazione del classico di Victor Hugo, arriva nelle sale al cospetto del giudizio degli spettatori in attesa di una conferma ai premi più importanti dell’Academy Awards il 24 febbraio.

Tom Hooper già Oscar con Il Discorso del re, abbandona le atmosfere rarefatte e pompose della corte inglese per affondare le mani nella melma dei disgraziati parigini di inizio  ottocento quando ancora una volta  la società post rivoluzione francese si trova scissa in classi rigide e impenetrabili, il potere agisce senza pietà  e il popolino muore di fame. Ci sono le condizioni per una nuova rivoluzione ma intanto il pane è la prima urgente, necessità.

Les Misérables è un musical a tutto tondo, interamente cantato dai protagonisti dal vivo sulla scena, mastodontico e iperrealistico nella ricostruzione scenografica della Parigi del XIX secolo, sontuoso nell’accuratezza dei particolari e nell’ambientazione. Arriva con una ridda di personaggi , due ore e mezza di durata in lingua originale sottotitolata per godere appieno delle performances dei protagonisti. Anne Hataway è Fancine, scintilla divina e giustamente premiata come migliore attrice non protagonista ai Golden Globes, commuove con la sua interpretazione  della madre che inutilmente cerca di salvare la figlia dalla miseria. Hugh Jackman è il protagonista assoluto, Jean Valjeant , ex galeotto che per tutta la vita scappa cercando di redimere i suoi peccati e prende sotto l’ ala protettrice Cosette (Amanda Seyfried) , figlia di Fancine. Russell Crowe è  Javert, lo spietato  tutore della legge che per tutta la vita caccia il fuggiasco Jean salvo poi pentirsi .  A Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen locandieri truffatori spetta il ruolo di stemperare il dramma con le loro parti grottesche che sembrano uscite dalla bottega del barbiere di Sweeney Todd di Burton. 

Film impegnativo per le caratteristiche e la durata, ma di grandissimo effetto. Se piace il Musical qui si respira il gusto dei classici come West Side Story servito su un’ambientazione debordante . Storia di peccato e redenzione, sopravvivenza e vendetta, Les Misérables è un’opera senza tempo, universale nel trasmettere i sentimenti primigeni dell’essere umano. Amore, morte, passione, pietà si fondono ad una critica sociale che si rivela attuale e riverbera nei cuori degli spettatori moderni. I protagonisti escono dal rigore dell’ambientazione teatrale per immergersi nel fango e negli umori fetidi di un’epoca disumana per crudeltà e spietatezza nei confronti dei deboli e degli emarginati. Su questo Tom Hooper non si risparmia mettendo in scena personaggi sporchi, voci roche e volutamente non perfette – l’intenzione non era di evocare il bel canto del teatro lirico - ma evocative del sentimento che si vuole trasmettere e questa è la caratteristica principe del musical .

 Se il film non è un capolavoro è per  la regia non sempre coerente, forse un po’ confusionaria per somma di stili ma l’accumulo di segni – regia, luci, montaggio, musica- riescono alla fine ad aver la meglio sul caos  e risultano efficaci per immergere lo spettatore negli umori – caotici, brutali e laidi – del tempo. Ci sono momenti sublimi e visivamente accecanti – Anne Hathaway spicca su tutti – alternati a sporadiche cadute di tono.  La storia si svolge nell’arco di vent’anni di Storia e a soffrire maggiormente sono i momenti di passaggio, i raccordi tra le vicende durante i quali le musiche non sono memorabili e i personaggi sono costretti ad abbandonare il canto per recitare e mandare avanti il racconto. In questi frangenti anche una maggiore coerenza dell’edizione italiana avrebbe giovato: se tutto il film è sottotitolato non si capisce il motivo del perché doppiare, male, i pochi passaggi recitati quando la lingua originale avrebbe dato più omogeneità a tutto l’impianto.

  A turno i personaggi vengono elevati a protagonisti per esplicare la storia personale, dapprima ripresi in interazione con l’ambiente e poi in primissimo piano - momento nel quale la narrazione si ferma -  nel momento di maggior pathos durante i quali si aprono alle emozioni più intense. E questo funziona alla grande. Se tutti con le proprie caratteristiche sono all’altezza delle aspettative , solo Russel Crowe , nonostante i trascorsi con la sua band rock , è palesemente inadeguato al ruolo e fallisce proprio quando il suo personaggio dovrebbe trasmettere le motivazioni della sua ossessione e soprattutto il suo pentimento. Voce non coerente all’emotività del personaggio, perde potenza, quindi credibilità.

Difetti che in ogni caso non inficiano un film da vedere assolutamente se si è avvezzi al genere, se si ha pazienza e si è disposti a lasciarsi andare entrando in empatia con le tristi vicende umane di questi miserabili, che un po’ come personaggi archetipici, atemporali e assoluti, in questa cupa era contemporanea ci assomigliano assai. 

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