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Cyberbully. Pettegolezzi online

Regia di Charles Binamé vedi scheda film

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La recensione su Cyberbully. Pettegolezzi online

di SatanettoReDelCinema
3 stelle

Da un regista semi-sconosciuto, un film sul cyberbullismo dalla realizzazione mediocre, con un fine didattico che non si berrebbe neanche un dodicenne.

Non molto tempo fa avevo avuto modo di recensire Trust, film diretto da David Schwimmer (in arte Ross di Friends) che tratta l'argomento delle insidie che si possono trovare online, come appunto dei pedofili o pervertiti che si fingono dei giovincelli per poter andare a letto con delle giovincelle.

In quella recensione definii Trust un film decisamente mediocre, con una brutta parte iniziale, che da mezzora in avanti cerca di riprendersi ma col passare del tempo si risolve in una voragine di interesse.

Di recente ho avuto modo di visionare, grazie al caro Netflix, Cyberbully.

Questo è un film per la televisione del 2011 sotto la regia di Charles Binamé (e chi è, vi chiederete voi? Risposta: non lo so) che parla, come facilmente intuibile dal titolo, del cyberbullismo, argomento tanto diverso da quello del film di Ross quanto collegato ad esso, seppur di una differenza di gravità su cui si può discutere.

E (non) sorprendentemente questo film è più brutto di Trust.

Almeno il film di Schwimmer aveva qualcosa che si poteva salvare a dovere, come l'ottimo Clive Owen, un resto di cast decente e qualche scena girata in maniera interessante.

Questo Cyberbully invece ha un cast abbastanza semplice, diretto in maniera approssimativa e che non da alla pellicola la spinta per poter ricevere un minimo di riconoscimento da parte del sottoscritto.

La regia anonima e fin troppo lineare si vede proprio che è di un film per la tv.

I personaggi sono o delle macchiette con una consistenza pari a quella di un peto di foca, o degli stereotipi estremamente banali.

Ma la cosa peggiore è la storia e il modo in cui la sceneggiatura viene sviluppata, soprattutto per quel che riguarda la gestione dei personaggi, lasciati spesso a loro stessi.

Le motivazioni che portano alle persecuzioni online che riceve la protagonista sono o inesistenti o cretine all'inverosimile.

E' infine boriosamente didattico, con varie lezioncine prevedibili tipo "non rispondere a tono", "mi raccomando ascolta i genitori quando ti dicono di non rischiare sui siti del cappero" o "blocca chi ti infastidisce".

Finale buonista all'acqua di rose come ciliegina marcia sulla torta di schifo.

 

In sintesi un prodotto decisamente mediocre che sconsiglio a chiunque, anche, soprattutto, a chi è alle prime armi con i social, perché come film è una ciofeca, figuriamoci come materiale per insegnare qualcosa a qualcuno.

 

Voto: 3,5/10.

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