Regia di Matteo Cerami, Mario Sesti vedi scheda film
Curioso e paradossale il titolo: la voce è proprio tutto ciò che di Pasolini, in questo film, manca; lo scrittore viene infatti rievocato tramite immagini e parole, lette però da Toni Servillo (che di presentazioni non ha certo bisogno) e Graziella Chiarcossi (moglie di Vincenzo Cerami e quindi madre del co-regista Matteo, figlio d'arte appena venticinquenne). Anche su Mario Sesti c'è poco da dire: uno dei più noti critici cinematografici italiani, già autore di un documentario molto bello su 8 e 1/2 (L'ultima sequenza, del 2003), in questo lavoro ci prende per mano e ci accompagna, attraverso la parole di Pier Paolo Pasolini, lungo la storia d'Italia che va dal secondo dopoguerra fino alla morte dello scrittore-regista (1975). Apocalittico talvolta, fortunatamente esagerato talaltra, il pensiero di Pasolini ci manca nel 2005 in cui il film esce, ma ci mancherà allo stesso modo, con ogni probabilità, dieci, cinquanta, cento o duecento anni dopo; sorprendono certe sue intuizioni e soprattutto le denunce esplicite, come quelle contro la speculazione immobiliare nei sobborghi romani o contro lo strapotere della vacuità in televisione. In questo senso, cioè proprio per questa mancanza, assume un valore particolare il titolo del lavoro: tutt'altro che ironico, anzi sinceramente arreso a una nostalgia ancora viva, al rimpianto del pensiero di un uomo - conscio dei propri limiti di intellettuale, di classe, di uomo - sempre capace di sorprendere e di polemizzare in maniera costruttiva. 6,5/10.
Trent'anni di storia italiana ripercorsi attraverso le parole di Pier Paolo Pasolini.
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