Regia di Mario Lanfranchi vedi scheda film
Scritto dal regista insieme a Pupi Avati, questo La padrona (si trova anche con il titolo La padrona è servita) è un compromesso difficilmente digeribile fra il cinema di cassetta (demenziale-erotico, qui più improntato alla seconda caratteristica), le nostalgie avatiane della campagna emiliana e dei piccoli vezzi dei suoi personaggetti e infine il ritratto critico di un'ambiente sociale, quello dell'Italia del boom economico degli anni '50 con tutte le sue contraddizioni e manie. Così fra film comico/erotico, commedia brillante e dramma con ambizioni di costume finisce per prevalere la prima componente, complice sicuramente la necessità di andare incontro al botteghino per un regista effettivamente non molto noto (e neppure Avati ancora aveva un nome). Nello stesso anno Lanfranchi girò anche il poliziottesco Genova a mano armata, opera ancora più scadente per mezzi e idee, ma che la dice lunga sugli (o sulla mancanza di) standard qualitativi da parte del regista; in questa pellicola le star sono Senta Berger e Maurizio Arena, sottotono entrambi, mentre fra i restanti volti spiccano quelli di Erika Blanc e di Bruno Zanin (Titta di Amarcord). Dignitose, forse pure troppo per il risultato finale, le musiche di Stelvio Cipriani. 3,5/10.
Un grezzo, ma ricco industriale va a vivere con il figlio in una villa della campagna emiliana in cui risiedono un'anziana vedova, le figlie adulte, ma ancora piacenti, e una bella nipotina. Gli intrighi hanno inizio da subito.
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