Regia di Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski vedi scheda film
È noto che i fratelli Wachowski abbiano del cinema un’idea tutt’altro che intimista. Negli anni ci hanno abituati a progetti audaci, quasi sempre di ampia portata narrativa e dall’impatto altamente spettacolare. Precursori di un certo tipo di sci-fi pensante, pionieri dell’effetto speciale estetizzante, la coppia di cineasti torna su grande schermo a diversi anni dall’ultima fatica – l’ambizioso e malamente accolto Speed Racer – con uno script perfettamente nelle loro corde: l’adattamento del romanzo di Dave Mitchell Cloud Atlas. L’Atlante delle nuvole è infatti un affresco sontuoso che si muove fra molteplici epoche tracciando un effetto domino azione-reazione che interessa l’umanità intera e la sua storia. Materiale dalle infinite implicazioni che i registi di "Matrix" decidono di mettere in scena sviluppando parallelamente ben sei vicende corali, tutte appartenenti a contesti temporali diversi ma strettamente collegate fra loro da una continuità fisica che rimanda, neanche troppo implicitamente, alla reincarnazione. Niente di filosoficamente trascendentale o di tendente al mistico new age, una volta entrati nel meccanismo del racconto, il film fila via liscio nonostante le quasi tre ore di durata e alla fine va a toccare argomenti universali come l’eterna lotta fra bene e male, libertà, sacrificio, amore, seconde occasioni e molto altro ancora partendo nientemeno che dalla schiavitù nell’800 per arrivare ad una nuova era preistorica (after the fall) che ci restituisce amplificato il concetto di corsi e ricorsi storici. Nuovi messia, diavoli tentatori, cannibalismo 2.0, eletti dai lineamenti asiatici, passioni suicide e ancora complotti, clonazione, sfruttamento, ricerca della verità, un turbinio di avvenimenti che travalicano tempo e religione consegnandoci l’uomo come unico fautore del proprio destino. Bello o brutto, buono o cattivo che sia. Una storia colossale che Andy e Lana Wachowski, assieme al sodale Tom Tykwer, conducono con mano ferma e fervida immaginazione attraverso un impianto tutt’altro che lineare, variando continuamente registro e spaziando così dal documento storico al melò, dalla fantascienza all’action, dalla commedia al dramma romantico, dal thriller politico al fantasy. Tutto visivamente ineccepibile (costumi, trucco, scenari, fotografia) ritmato come si deve e ben supportato da un cast decisamente interessante che a solide certezze mainstream come Tom Hanks e Halle Berry riesce ad aggiungere ed amalgamare giovani speranze come Jim Sturgess e Doona Bae (ma anche Whishaw e D'Arcy), interpreti d’esprienza come Jim Broadbent e Susan Sarandon, sorprese a tutto tondo come Hugh Grant (forse il migliore) e l’immancabile feticcio malvagio Hugo Weaving, senza mai perdere un prezioso equilibrio di spazi e personaggi. Seppur roboante ed un po’ troppo consolatorio nell'intento generale, “Cloud Atlas” rimane intrattenimento di alto livello ma senza perdere una sua identità prettamente cinematografica. Dicesi blockbuster ma questa volta senza accezione negativa.
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