Regia di Josée Dayan vedi scheda film
Non è cinema, è un telefilm di buona qualità, che ha il merito di mettere in scena un personaggio storico che viene appena sfiorato nei programmi del nostro insegnamento superiore. Predicatore, guaritore, rozzo e corpulento siberiano analfabeta, Rasputin svolse un ruolo inquietante negli ultimi anni della dinastia dei Romanov. Grande bevitore, dissoluto e gradasso, riuscì nondimeno a farsi accogliere nella sfera più intima della famiglia reale, grazie alla devozione che suscitò nell’animo della zarina Alessandra. Si oppose alla partecipazione della Russia alla Prima Guerra Mondiale, predisse la fine della dinastia e fu assassinato alla vigilia della rivoluzione russa del 1917. Osservando le rare fotografie che lo ritraggono, viene da dire che la figura aderisce perfettamente alla presenza fisica e carismatica di un attore come Gérard Depardieu. Prima di lui, credo che lo avrebbero potuto incarnare solo Orson Welles o Marlon Brando (di cui è, secondo me, l’ìerede cinematografico). Gérard se ne infischia di lavorare per il cinema o la televisione, si butta nell’avventura, indossa il personaggio da interpretare come un grosso cappotto, lo fa suo e lo domina. L’interesse di questo film risiede unicamente nella sua straripante prestazione. La scenografia non bada a spese negli interni, nei costumi e negli arredi, ma si rifugia nel minimo sindacale quando si deve uscire all’aperto: viaggi, paesaggi, battaglie, vita nelle strade sono di cartapesta. Siamo pur sempre in presenza di un prodotto non destinato alle sale. Unica altra attrice conosciuta del film, Fanny Ardant nel ruolo della zarina Alessandra non demerita, ma è letteralmente schiacciata dal suo debordante partner. Gli altri personaggi sono in maggioranza attori russi, che non si spingono oltre una normale prestazione televisiva. Rasputin fu una figura intrigante. Meriterebbe un grande vero film.
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