Regia di Sergio Grieco vedi scheda film
Sergio Grieco ha scritto e diretto numerosi film storici e in costume, ma qui la contestualizzazione temporale nel periodo dell'inquisizione è senz'altro pretestuosa; il nodo vitale di questa pellicola di serie Z è infatti tutto compreso negli inserti erotici e nella ricerca di una tensione, di un'atmosfera thriller vanificata sia dagli scarsi mezzi a disposizione che dalla sceneggiatura estremamente banale firmata dal regista e da Luigi Mordini e Max Vitali (pare partendo da un racconto di Victor Hugo, ma... mah). Le perplessità di fondo riguardano inoltre anche gli interpreti, decisamente poco (noti e) convincenti; i nomi di maggior richiamo - che è sicuramente il termine sbagliato in questo caso - sono quelli di Françoise Prevost e di Jenny Tamburi: un po' pochetto. E pochetto è anche ciò che fa Grieco, assistito da un cast tecnico adeguatamente anonimo nel quale forse la parte più dignitosa (non meravigliosa: dignitosa) la fa Coriolano Gori, autore della colonna sonora. Nonostante il lieto fine, la storia sentimentale è davvero leggerina; nonostante la velleità critica nei confronti del fanatismo religioso, l'inconsistenza del lavoro di Grieco toglie qualsiasi traccia di veleno dalle frecciatine lanciate alla chiesa cattolica; nonostante la sottotrama horror, il trucco non è granchè sanguinolento e le scene 'di paura' sono girate tanto male da fare sbadigliare piuttosto che spaventare. L'unica cosa un briciolo originale di tutto il film rimane il bizzarro titolo, un chiaro ammiccamento al pubblico di quel periodo, affamato di prodottini di questo tipo. 1/10.
L'amore fra due giovani è impedito dalla famiglia di lei, che rinchiude la ragazza in un convento. Il ragazzo riesce però a entrare furtivamente, ma dovrà combattere contro una badessa malvagia e una misteriosa scia di sangue che si spande lungo i corridoi del monastero.
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