Regia di Clarence Brown vedi scheda film
“Anna Karenina” è una buona occasione per gettare uno sguardo sulla Russia zarista, ben diversa dalla Russia sovietica di cinquant’anni dopo. Ambienti occidentali con vicende occidentali, quasi una specie di Vienna versione moscovita, che nella sfarzosa festa da ballo sembra quasi respirare la stessa aria della principessa Sissi, o addirittura di “Via col Vento” se si considerano i capricci amorosi. Una società tutta lustrini e merletti che Tolstoj ha voluto così condannare. Non conosco bene il romanzo originale per verificare la fedeltà del film, ma sicuramente la versione del 1935 si conferma sempre la migliore. Greta Garbo, innanzi tutto, col suo fascino ambiguo di grande donna sofferente, vittima di un mondo di ipocrisie e convenzioni sociali cui soccombe però anche il marito, quando le dice: “Sopporta la tua condanna come io devo sopportare la mia” (marito che ha il raffinato volto di Basil Rathbone, formidabile Sherlock Holmes nel "Mastino dei Baskerville"). Unici nei: il figlio Seriozha - troppo adulto per la sua età e affetto da uno stucchevole complesso di Edipo - e la calligrafia della lettera - scritta in inglese anziché in russo, pessima prassi dei registi stranieri che non si curano della verosimiglianza dei loro lavori. Molto romantiche le scene sul treno, quando Greta Garbo appare tra le nuvole di vapore o quando si vedono i fiocchi di neve cadere dietro il finestrino. Finale sommario. Tre stelle e mezzo.
Tredici anni dopo, anche Vivien Leigh dona il suo volto al personaggio di Anna, in un dramma più debole e sostanzialmente superficiale. L’eroina di “Via col vento” non ha il fascino severo di Greta Garbo, aumentando così la dose di lustrini e merletti nell’ottima confezione di Julien Duvivier (più bella per qualità tecnica della pellicola). Però, quel senso di tenero smarrimento di fronte alla società che la circonda è nella Leigh più avvertibile, più umanamente sofferto, e ciò è sufficiente a riabilitare in gran parte il valore dell'interpretazione. Irresistibile la bellezza dell'attrice quando appare nel palco a teatro. Tre stelle.
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