Regia di Brian Caunter vedi scheda film
L'idea non era male, lasciare il ruolo da protagonista all'eterno comprimario di mafia Frank Vincent, poteva avere il suo perché. Faccia immediatamente riconoscibile e riconducibile all'immaginario malavitoso cinematografico degli ultimi trent'anni, l'attore italoamericano ha qui l'occasione per ritagliarsi uno spazio tutto suo al di fuori della corte di Martin Scorsese (ma anche di Spike Lee e dei Soprano). Un film tutto per lui, "Il killer di Chicago", ovviamente un gangster movie che tenta grossolanamente di rifarsi ai pezzi forti del genere concentrandosi prevalentemente sul codice d'onore del suo mattatore, un sicario alla soglia della pensione e alle prese con il classico ultimo lavoro che però si rivelerà irto di complicazioni. Low budget e diretta dall'anonimo debuttante Brian Cautner, nonostante le buone intenzioni, la pellicola si rivela presto per quello che è in realtà e cioè una poco fantasiosa accozzaglia di luoghi comuni sul crimine organizzato e sugli uomini tutti d'un pezzo che riprendono le redini della propria vita a raffiche di Thompson. A poco servono Chicago sullo sfondo e lo spietato quarto d'ora finale, il film, montato malissimo e scritto in maniera piuttosto sconclusionata, ha l'unico pregio di rispolverare un parterre di caratteristi caduti oramai in disgrazia che, oltre all' imperturbabile Vincent, annovera cattivoni doc come Armand Assante, Mike Starr e Stacey Keach. Nostalgia e pallottole.
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