Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Non è un film d’azione, inutile rimanere delusi alla fine. La Storia non è una fiction e questo film è una lezione di Storia, è la beatificazione di una figura politica grande come pochissime e l'austerità della narrazione ne è il presupposto e la conseguenza.
“Questa guerra non finirà finché non ci curiamo dalla schiavitù e questo emendamento è LA CURA!” Poi, rivolto ad un politico che si mostra scettico fa capire che non si fermerà mai: “La schiavitù, signore, è finita.”
La forza di volontà di quest’uomo è stata veramente straordinaria, non ha voluto fermarsi davanti a nulla, davanti ad ogni sorta di difficoltà. Egli non ha badato ad alcun tipo di correttezza, perché l’importante era arrivare al fine: far approvare al Congresso il 13.o emendamento che in pratica aboliva lo schiavismo imperante soprattutto negli Stati del Sud, causa peraltro della guerra di Secessione. Ma questa è “solo” Storia e la si può leggere in qualsiasi libro. Il film ha quindi il pregio non di raccontare gli avvenimenti di quelle settimane a cavallo fra il 1863 e il 1864, ma l’atmosfera che aleggiava in quel periodo e gli sforzi e gli espedienti di un Presidente che voleva a qualsiasi costo, anche poco corretto, far approvare l’emendamento alla Costituzione americana. Il grande merito di Spielberg è stato quindi mostrare un Lincoln che si conosce poco, esaltandone la sue eccellenti doti di oratore e di politico. Cupo, preoccupato per le sorti della nazione che rischiava di spaccarsi in due sull’idea della schiavitù, tormentato per le centinaia di morti in battaglia, non disdegnava iniziare le riunioni o gli incontri con altri politici dell’epoca con aneddoti e storielle divertenti pur di stabilire un’atmosfera amichevole per poi virare in esortazioni vigorose verso gli interlocutori ed imporre le decisioni necessarie per la sua campagna a favore dell’abolizionismo. Il film ci mostra un Uomo di grande volontà e dalle idee chiare che si autodefiniva “un uomo solo su una nave in un mare infinito”, essendo consapevole che la sua personale battaglia era davvero difficile. Anche sua moglie lo esortava a non essere così testardo per non rovinare l’affetto e il rispetto del popolo che si era guadagnato negli anni precedenti e che lo aveva portato ad essere rieletto: “Non sprecare questo potere” gli dice. L’incipit è molto significativo quando ci mostra dei soldati che gli parlano con molto rispetto e devozione, ringraziandolo per quello che stava facendo, anche perché questi erano dei negri (termine non politicamente corretto oggi ma usato in quel contesto). Non volle neanche fermare un pauroso bombardamento navale verso i sudisti pur di arrivare al suo obiettivo. Al suo Gabinetto riunito dice in maniera imperiosa: “Il prossimo 1° febbraio io intendo firmare il 13mo emendamento!”. Non c’erano discussioni.
Lincoln (2012): Sally Field
Lincoln (2012): Daniel Day-Lewis
Raramente una locandina come questa del film esprime la figura del personaggio: testa piegata a riflettere con un profilo di persona determinata, preoccupata ma inflessibile, dritta sulla sua via per arrivare allo scopo, senza alcun tentennamento. L’opera di Spielberg è certamente impegnativa per lo spettatore e non si può allentare l’attenzione al fiume di parole che si ascoltano, alle figure complesse dei vari politici che aiutano Lincoln o che lo osteggiano. Questa storia ci fa capire bene che per raggiungere un nobile scopo, l’uguaglianza di tutti i cittadini a prescindere dal colore della pelle, tutti i mezzi sono buoni e questo grande uomo non disdegnò di usare promesse di denaro o di alti incarichi in enti importanti a patto di non utilizzare il suo nome per convincere i rappresentanti del Congresso contrari all’emendamento. Sguinzagliò un manipolo di “convincitori” per avvicinare questi avversari politici e tra voti favorevoli o astensioni riuscì nel suo intento. A volte si ha l’impressione, e forse anche di più di una impressione, che voleva imporre questa legge con la forza di un dittatore ma questo non lo turbava; la cosa più importante era l’approvazione da parte del Congresso.
Lincoln (2012): Daniel Day-Lewis
Il finale è molto emozionante ed alla fine del film nella sala dove ho assistito si è levato un applauso, segno che la partecipazione emotiva del pubblico è stata notevole.
Chi si reca a guardare “LINCOLN” sa bene che non è un film d’azione, inutile rimanere delusi alla fine. La Storia non è una fiction; questo film è una lezione di Storia, è la beatificazione di una figura politica importante. Quando Leonardo Di Caprio volle convincere Daniel Day-Lewis a impersonarla gli chiese meravigliato come mai tentennasse così tanto ad accettare di recitare nei panni della più grande persona del secolo.
Lincoln (2012): Daniel Day-Lewis
Tanti attori di grido sì, ma oscurati da uno dei più straordinari attori viventi. Daniel è Lincoln e come ne “Il Petroliere" si fa carico del personaggio, lo indossa, lo vive e lo mostra dicendo ecco Lincoln: è così, era proprio così.
Opera imponente, importante, precisa, istruttiva, soddisfa lo spettatore che si rammarica che queste persone non nascano più, almeno in Italia.
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