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Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore

Regia di Wes Anderson vedi scheda film

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La recensione su Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore

di chinaski
8 stelle

I mondi di Wes Anderson sono costruiti secondo precise geometrie visive. Carrelli laterali, movimenti di macchina verticali, panoramiche a schiaffo. I suoi mondi esistono in quanto film. I colori che caratterizzano ambienti e personaggi. Le immagini che illustrano le storie, come pagine disegnate di un libro. L’estetica di Wes Anderson, in questo caso plasmata sui canoni della pop-art, è subito riconoscibile, costruita sull’immaginario del regista.

Moonrise Kingdom è una spiaggia dove un ragazzino e una ragazzina imparano ad amarsi e a baciarsi, un luogo fiabesco, uscito fuori dalla mente di chi ricostruisce e inventa la vita attraverso il cinema e le sue forme. Una storia d’amore pura come possono essere solo i sentimenti di chi ha dodici anni e non sa ancora quale è il suo posto nel mondo degli adulti e quindi, di continuo, crea il proprio mondo e lo vive e lo riempie con gli oggetti che gli appartengono, proiezioni fisiche di una personalità non ancora formata. Libri, giradischi, attrezzatura da campeggio, un binocolo, una spilla, orecchini fatti con due scarabei, un cappello con la coda di procione.

Wes Anderson sembra avere un feticismo per le cose e un’ossessione per gli arredi. Riempie gli spazi degli interni come fossero degli spaccati di una casa in miniatura, pieni di oggetti perfettamente inseriti nel loro luogo ideale. Guardare un film di Anderson significa anche osservare un mondo costruito su misura per lo sguardo. Tutto è controllato, trasformato nel suo doppio cinematografico, un’illusione costante e meravigliosa, una chiara dimostrazione di quanto il regista possa manipolare, attraverso la messinscena, il caotico scorrere della realtà.

La fuga di Sam e Suzy, comica e avventurosa, ingenua e commovente, è anche un tentativo di resistere alla logica degli adulti; è infatti l’immaginazione a determinare il senso delle loro azioni, mentre i grandi, stanchi e disillusi, si chiedono perché le ferite che si sono fatti siano ancora così dolorose.

Anderson costruisce mondi di cinema, orchestra sinfonie visive (il ruolo fondamentale della musica di Benjamin Britten), inventa stili narrativi originali e stratificati e trasforma lo schermo in uno spazio magico da riempire con le colorate immagini della sua fantasia.

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