Regia di Roger Michell vedi scheda film
I personaggi storici sono spesso molto apprezzati al cinema, sia che si tratti di Presidenti (basta pensare a “Lincoln”, 2012) che di Re (“Il discorso del Re”, 2010 e qui addirittura il sovrano è il medesimo) e il navigato Roger Michell li mette addirittura in contatto all’interno di un quadro delicato in fase di definizione, ma raramente riesce a colpire l’attenzione ed il più delle volte questo avviene grazie ad un terzo elemento.
Nel giugno del 1939 c’è grande fermento alla residenza del Presidente Roosevelt (Bill Murray), in quanto per la prima volta sono attesi in visita i Regnanti d’Inghilterra che da questo viaggio intendono tornare con un accordo tra le parti rinforzato.
L’occasione porta però anche in contatto le donne di Roosevelt, la moglie e Daisy (Laura Linney) da tempo legata all’uomo da un profondo legame.
Saranno giorni intensi per tutti.
Interessante la commistione della storia con la “S” maiuscola con una decisamente più personale ed intima, peccato che la pellicola fatichi ad ingranare, o meglio entra subito nel vivo legando Roosevelt e Daisy (da cartoilna i viaggi in auto in campagna) e ponendo all’orizzonte la storica visita, ma poi il racconto trova poche impennate.
Con pudore, ma risulta comunque chiara la natura del legame tra il Presidente e la donna che si trova catapultata in un mondo parecchio distante dal suo, poi il più è rimandato al grande evento, tra i modi diversi di fare e comunque tutto il caos mediatico ed umano che l’occasione genera.
Qui arriva anche la scena, cinematograficamente parlando, migliore, con la fuga notturna di Daisy e la nuova consapevolezza delle difficoltà della realizzazione del suo sogno, mentre tutta la visita è gestita con naturalezza, dando a tutte le figure coinvolte un po’ di spazio, ma senza riuscire ad andare oltre una leggera simpatia.
Così è nella figura di Daisy che si ritrovano gli aspetti più interessanti, e Laura Linney ha una maturità mista ingenuità consistente, chiaro che anche Bill Murray faccia il suo, in una parte per lui insolita nella quale deve utilizzare compostezza, per quanto istrionica, ma non può certo degenerare nella pura follia comica.
Un film tutto sommato anche abbastanza piacevole da seguire, con note sentimentali non banali, ma alla fine rimane “addosso” troppo poco e da un regista esperto come Roger Michell alle prese con personaggi/storie di questa caratura mi sarei aspettato più incisività.
Assolutamente guardabile, ma anche poco stimolante.
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