Regia di Paul McGuigan vedi scheda film
Mycroft Holmes chiede al fratello di occuparsi del caso di un agente dei servizi segreti sospettato di disonestà, morto in circostanze sospette. Ma Holmes non pare interessato al caso, finché un’esplosione nei pressi del suo appartamento non risveglia il suo interesse.
Simpatica rivisitazione del mitico investigatore londinese che, tenuto conto della sua impronta paratelevisiva, riserva parecchie sorprese. In primo luogo l’ammodernamento del personaggio è gradevole e probabilmente coerente: si può infatti “dedurre” che lo Sherlock di Doyle, trasportato nel presente, userebbe internet come inesauribile (anche se un po’ dispersiva) fonte di informazioni, alla ricerca di quei particolari così importanti per le sue indagini e da lui solamente comprensibili. E coerente appare anche la raffigurazione del protagonista, versione brillantissima ma ancora più arrogante del re degli investigatori (non viviamo forse nei tempi dell’egocentrismo esasperato ?). Il regista asseconda la buona verve di Cumberbatch, che relega in un angolo gli altri personaggi (compreso lo stesso Moriarty, che però compare solo fugacemente) e ci regala una regia agile e dotata di un ottimo ritmo, con qualche tocco di classe citazionista (la lotta con il Golem nel planetario) e qualche esagerazione (la soluzione dell’enigma del quadro di Vermeer). Una piacevole boccata d’ossigeno, dopo il brutto trattamento fatto al mito dai mediocri lavori cinematografici di Ritchie.
Esplosiva.
Veloce.
Succube.
In parte.
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è questo il "vero" Sherlock, non ci sono dubbi! Ne ha rispettato in pieno lo spirito atipico e "sovversivo" (cosa completamente sfuggita ai produttori/autori dei film di Ritchie) trasportandolo alle vite nevrotiche e frenetiche dei nostri tempi. Del resto stiamo parlando di una delle migliori serie tv degli ultimi anni. E poi, con tutto il bene che si può volere a Downey jr, che ne ha viste (e fatte) di tutti i colori, Cumberbatch è fenomenale, davvero un grande attore. Ciao.
D'accordissimo su tutto, il protagonista è veramente ispiratissimo e la sceneggiatura, pur ovviamente ispirandosi a Doyle, trova credibilità ed una sua strada autonoma. Ciao.
Per ora ho visto solo i primi tre episodi della serie. Senza alcun dubbio rispetto al disastro di Ritchie siamo mille passi avanti, i due protagonisti fanno faville e l'aggiornamento ai tempi moderni non fa una grinza. Il primo episodio però ("Uno studio in rosa") mi è sembrato il più compiuto ed affascinante, il secondo discreto, questo terzo capitolo invece, secondo me, denota già qualche segno di stanchezza e ripetitività. Sono comunque curioso di vedere la seconda serie. Ciao Adolfo
Non ho ancora visto gli altri due ma sono rimasto positivamente colpito dalla freschezza di approccio al personaggio di questo episodio; una sana rielaborazione del mito, non distruttiva come quella dei già ampiamente citati pessimi lavori di Ritchie.
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