Regia di Paul McGuigan vedi scheda film
Terzo e ultimo episodio della serie televisiva britannica Sherlock, liberamente tratta dalle opere di Sir Arthur Conan Doyle, che presenta e aggiorna il famoso "consulente detective" nelle vesti moderne della nostra contemporaneità.
Superato il (semi)passo falso del capitolo precedente, che resta comunque buono, questa volta viene fortunatamente recuperata l'ottima alchimia che costituiva il punto di forza del primo. Si torna allora con piacere ad assistere alle gustose interazioni fra i personaggi, soprattutto i due protagonisti, caratterizzate da una sottile comicità, dalla simpatia verso il dottore (così naturale, spontaneo e semplice, l'uomo comune) e dall'ammirazione per le inarrivabili intuizioni dell'investigatore (letteralmente sovrumano).
Le squisite citazioni alle fonti originali si sprecano, nel senso che è impossibile ricordarle tutte! Ad esempio è memorabile quello splendido confronto fra Holmes e Watson (ripreso dal romanzo Uno studio in rosso, se non vado errato) nel quale il primo rivela un suo segreto, che lo contraddistingue da tutte le altre persone... le quali riempiono il proprio cervello di informazioni inutili, saturandolo e distraendolo da quelle che invece sono davvero essenziali e fondamentali. Profondamente veritiero, come dargli torto?
Per il resto la trama è eccellente, con il sorprendente e imprevedibile colpo di scena finale. Gli attori sono in parte e buona è l'atmosfera. Secondo il mio giudizio è dunque un ottimo prodotto televisivo e ne consiglio la visione senza se e senza ma.
La prima stagione consta in tutto di tre episodi: questo è preceduto, infatti, da Uno studio in rosa e da Il banchiere cieco. Ovviamente in attesa dell'arrivo in Italia a settembre 2012 della seconda (ancora tre episodi) e che in Inghilterra inizino a girare la terza nei primi mesi del 2013.
Inappuntabile. Nonostante la mente criminale che lancia la sfida sia ben nota a priori, le sorprese non mancano affatto. Inoltre ci si focalizza di più sui due (entrambi) personaggi principali, proprio come la prima volta e a differenza della seconda, e tutto ne trae giovamento.
Prettamente inglese, secondo me. Buone musiche di accompagnamento.
Nessun appunto particolare. Promosso.
Un John Watson perfettamente credibile, reale, dal talento così spontaneo e ordinario da meritare un plauso.
Straordinaria incarnazione per Sherlock Holmes, sa rendere al meglio la caratura di un personaggio fuori dal comune.
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