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Orwell 1984

Regia di Michael Radford vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Orwell 1984

di alan smithee
7 stelle

34 TFF - COSE CHE VERRANNO

Nel 1948 pensare al 1984 (proprio quell'anno in quanto frutto del capovolgimento delle ultime cifre 4 e 8) significava pensare al futuro più lontano e difficile da immaginare, anche considerato il pericolo e l'incognita del'arma nucleare dopo il primo lancio sul Giappone di soli tre anni prima; e ciò nonostante il lasso temporale effettivo fosse, in linea di principio, effettivamente piuttosto breve. Forse ben più rilevanti furono i passi avanti portati avanti dal 1984 ad oggi, che di tempo ne è intercoso quasi uguale: fatto sta che ancora una volta le doti acute di perspicacia, quasi di veggenza dello scrittore George Orwell si sono dimostrate acutissime, tali da rendere il suo 1984 quasi più attuale e pertinente oggi, epoca di "Grandi Fratelli televisivi" riprovevoli ma di gran successo e riscontro di pubblico, ma anche non (basti pensare alle telecamere, ai satelliti, alle guerre telecomandate, a tutti i modi in cui la nostra "privacy" - proprio da quando circa un ventennio fa si è iniziato ad usare tale termine è iniziato il momento in cui abbiamo cominciato a perderla definitivamente - viene messa da parte sia per motivi ufficiali, sia per ragioni fraudolente.

L'adattamento, girato benissimo dal regista vagabondo e figlio del mondo Michael Redford, qui forse nella sua forma più lucida e più ben realizzata, forte di costruzioni scenografiche cupe ma non per questo meno suggestive, di un interprete protagonista straordinario come John Hurt, nonché saluto finale del cinema ad un attore-star- di gran razza come Richard Burton, si può dire molto riuscito: il senso di oppressione da stato militare, la libertà negata in nome di una patria che deve solo chiedere ed essere servita, il disprezzo per ogni forma di passione, libertà di espressione, varietà di interessi e persino il diniego di innocui, anzi vitali piaceri del palato rivolti ai prodotti della terra più genuini ed originali, si traduce in unico grigiore, un'atmosfera spettrale che ha reso l'umanità un unico agglomerato senza carattere né possibilità o capacità di discernimento tra ciò che è bello e favorevole, da ciò che è brutto e costrittivo.

La fedeltà che Radford si sforza maniacalmente di mantenere dà buoni frutti in termini di aderenza alle atmosfere che si manifestano seguendo l'attività giornaliera del timido impiegato Winston Smith, operativo presso il Ministero della Verità, ove ha il compito di riscrivere la storia secondo i punti di vista e le influenze suggeritigli dai capi : cancellando tutti coloro che da eroi si sono rivelati poi traditori, rendendo inutilizzabili sempre più termini al fine di rendere sempre più uniforme e meno sfaccettato possibile ogni comportamento, stato emotivo e capacità espressiva di una umanità che si vuole robottizzare e standardizzare fino ad un controllo completo e perenne.

Una inaspettata storia d'amore riuscirà a rendere l'integerrimo Smith un vero e proprio dissidente, stanato nei suoi sotterfugi da un biego funzionario della cosiddetta "psicopolizia", mentre il mondo è sconvolto dalle ultime guerre di unificazione che vendono il globo ancora diviso tra L'Oceania (la attuale fascia europea, ormai soggiogata dalla dittatura) dalla Eurasia ancora ribelle.

La tortura sarà lo strumento per uccidere l'afflato di vita ed il sentimento genuino che l'amore improvviso e la passione ha creato nella coppia. 

La repressione riporterà tutto come prima e l'ordinaria cieca obbedienza tornerà a far parte delle vite comuni di ogni essere "regolare".

Le musiche degli Eurithmics si aprono su mondi e vedute di una natura che lascia sgomenti per la sua purezza e bellezza, qualità che comunicano un ritrovato miraggio di libertà che contrasta con il grigiore del cemento e la sciattezza degli abiti perennemente da lavoro, tutti uguali come quelli di un lager.

Lo spettro di una devastazione nucleare e la minaccia di un comunismo totalitario proveniente da est a minacciare le libertà di iniziativa e di ingegno tipiche dell'Occidente, hanno creato in Orwell e nel suo romanzo più famoso (assieme all'altro acutissimo La fattoria degli animali) le basi per teorizzare e profetizzare un futuro caratterizzato da rivoluzioni che affossano la libertà e i suoi capisaldi, anzichè garantirla, puntando ad incarcerare la mente delle persone, ancora più del corpo, tramite forme di condizionamento e limitazioni del linguaggio che si rivelano più potenti e convincenti di una detenzione di massa.

Il film riesce a tradurre in immagini emblematiche l'angoscia di chi come il protagonista si adopera, perché costretto, a distruggere il passato ed ogni sua sfaccettatura, per assicurarsi un presente di obbedienza e rispetto della regola.

Infatti "Chi controlla il passato, controlla il futuro.

             Chi controlla il presente, controlla il passato".

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