Regia di Michael Radford vedi scheda film
“Il grande fratello ti guarda”, molti ricordano questa lapidaria affermazione legata alla pubblicizzazione di un (purtroppo) noto reality televisivo, il primo in assoluto, pochi sanno che è una frase rappresentativa del realmente visionario film di Michael Radford, basato sul romanzo di George Orwell 1984, talmente fedele che, alcune scene, sono state girate nel giorno esatto in cui sono ambientate nel libro. Angosciante per quanto asfissiante sia lo strapotere del dittatore dall’incredibile somiglianza con Adolf Hitler; un potere totalitario che controlla tutto e tutti, imponendo regole che fanno rabbrividire. Un mondo senza il gusto per il bello, senza il minimo piacere, a partire da quello visivo, una vita da prigioniero senza essere in prigione, condannati ad un’esistenza misera e insignificante. Qualcuno ha asserito che Orwell aveva previsto il sovrapotere dello stato, dei potenti, sugli esseri umani deboli e sottomissibili e, in un certo senso, è vero; forse in modo non così radicale ma sicuramente oggi molte cose sono controllate dai “piani alti” senza che noi siamo in grado di fare molto per evitarlo. La fotografia è quasi monocromatica, senza colori vivi, non fosse per il giardino della perdizione fisica e mentale. Del cast fanno parte Richard Burton, alla sua ultima immensa apparizione cinematografica; John Hurt è bravissimo, impersona alla perfezione la ribellione invana, poi costretto alla sottomissione forzata, all’inculcamento dei principi di base del regime. Laddove il sospetto che tutto sia creato ad hoc per garantire l’ubbidienza, aleggia per l’intera durata della pellicola che si muove tra neolingua e psicoreati, è imposto un solo motto che unifica ogni legge presente: “chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato” ma siccome nulla è controllabile nulla ci appartiene.
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