Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
Marco, Simone e Ale, tre borgatari romani annoiati dalla loro vita senza emozioni hanno la possibilità di introdursi nella lussuosa villa del marchese Lanzi , cliente dell'officina in cui lavora Ale e partito per un raduno di Rolls -Royce. Lo scopo è divertirsi e passare una mezza giornata immersi nel lusso facendo bagni in piscina e sfidandosi a Guitar Hero. Nei sotterranei della villa scoprono però una ragazza incatenata , Sabrina, prigioniera chissà da quanto tempo e tentano di liberarla. Intanto il marchese per un inconveniente meccanico è rientrato molto in anticipo rispetto al previsto e scopre che ci sono degli intrusi in casa.
E non la prende molto bene.
Adoro l'idea di cinema che sta alla base di tutta l'opera dei Manetti bros: un modo di girare film improntato al risparmio assoluto in termini di budget economico ma illuminato dalla loro passione contagiosa e dalle loro idee mai banali.
Qui si confrontano con un horror tout court, ispirandosi abbastanza esplicitamente all'opera dei vecchi maestri italiani del genere e segnatamente a quella di Mario Bava, sublime artigiano della settima arte capace di regalare ai fans del thriller e dell'horror dei piccoli capolavori ancora ineguagliati.
E l'idea di cinema di Bava è la stessa dei Manetti bros: zero soldi e miliardi di idee, pellicole realizzate con un surplus di intelligenza e di trovate ingegnose piuttosto che con i denari.
Paura (anche il titolo apparentemente banale è da intendere come un omaggio al passato ) risponde proprio a questo identikit racchiudendo in sè tutti i pregi e i difetti ormai consolidati ormai nella carriera dei Manetti.
I due registi romani sono bravissimi nell'uso della telecamera e lo sanno benissimo.
Ecco perchè un po' tutti i loro film e questo in particolare hanno sempre quell'aria di essere diretti molto meglio di quanto siano scritti.
Se in Paura l'uso degli ambienti è enciclopedico ed è invidiabile la capacità di creare suspense dal nulla solo muovendo la macchina da presa , altrettanto non si può dire della sceneggiatura che contiene dialoghi molto scarni che sembrano anche un po' buttati là e soprattutto è piena di scelte illogiche da parte dei tre ragazzi protagonisti che tra l'altro non hanno nella recitazione il pezzo forte del loro repertorio.
Questi tre borgatari non brillano per intelligenza e trovano sempre il modo per complicare le cose e di stando divisi e facilitando in questo modo il lavoro dell'incazzatissimo marchese interpretato con indiscutibile savoir faire da Peppe Servillo, di professione cantante ma ultimamente sempre più spesso attore e fratello del più famoso Toni.
I suoi modi affettati da nobile di altri tempi creano un contrasto efficace con la cafonaggine dei borgatari bori che gli hanno invaso casa e con il suo pregresso di sadico torturatore.
Il finale è abbastanza prevedibile per lo spettatore un po' più smaliziato: eccellente dal punto di vista registico, con uno sfoggio di tecnica che da solo vale un applauso ideale ma forse è tirato un po' troppo per le lunghe.
Avrebbe giovato un po' più di sintesi perchè a lungo andare la suspense si sfilaccia per le troppe suggestioni sparate in faccia allo spettatore.
Di robusta efficacia i trucchi di Stivaletti usati comunque al minimo sindacale e un plauso va anche a Francesca Cuttica che recita nuda come mamma l'ha fatta praticamente per tutto il film.
Da gustarsi anche la colonna sonora formata per la maggior parte da brani metal , dai Sadist ai Death SS .
Paura è un film non aggiungerà nulla nè al genere a cui appartiene nè alla carriera dei registi romani.
Non è assolutamente un titolo irrinunciabile ma è un discreto intrattenimento che fa simpatia per la sua conclamata rusticità in un mondo dominato da effetti speciali e computer grafica.
(bradipofilms.blogspot.it )
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta