Trama
Icona della musica reggae, Bob Marley continua a vivere grazie all'amore e all'ammirazione sconfinata dei fan di tutto il mondo che, dalla Giamaica all'Africa passando per l'America e l'Europa, ne mantengono viva la leggenda. Attraverso una ricostruzione dettagliata, frutto di anni di lavoro, il regista Kevin Macdonald ne rilegge il mito, focalizzando l'attenzione sugli implicazioni filosofiche e religiose che la figura di Marley impone.
Approfondimento
BOB MARLEY È VIVO
Per mezzo secolo, la figura di Bob Marley ha avuto un'influenza ineguagliabile a livello mondiale. Musicista, rivoluzionario e leggenda, Marley è morto nel maggio 1981 lasciando un vuoto enorme nelle generazioni a venire: la sua fama, legata alla musica reggae, continua a espandersi e a vivere anche nell'era dei social network. La compilation Legend, uno dei suoi 17 album, nel 2009 ha superato il traguardo dei 10 milioni di copie vendute, viaggia al ritmo di 250 mila copie all'anno ed è al secondo posto della speciale classifica di permanenza della rivista Billboard. Su Facebook e Twitter, il suo account conta più di 33 milioni di fans e seguaci che lo hanno elevato al rango di guida spirituale, trasformandolo in una forza culturale da non sottovalutare per la capacità di impressionare giovani da ogni continente del mondo.
È nella musica di Bob Marley che, ad esempio, trovano riscontro ancora oggi i giovani delle rivoluzioni culturali in Medio Oriente e in Africa o del movimento Occupy Wall Street. Sulla sua reale vita, però, ben poco si conosceva: nonostante siano stati prodotti centinaia di film concerto, biografie, dvd e video non autorizzati, nessuno è stato in grado di rappresentare il Marley uomo, lasciandolo avvolto da un alone enigmatico.
Kevin Macdonald, invece, si è posto il proposito di raccontare l'icona Marley attraverso un inedito punto di vista, offerto dai membri della sua famiglia che, per la prima volta, si sono confrontati con la figura di Bob. Chiedendosi cosa abbia avuto di speciale rispetto ad altri artisti della sua stessa generazione, Macdonald costruisce un percorso dal quale emerge qualcosa di molto intimo e personale, in cui si cerca di capire chi fosse l'uomo, i motivi del suo successo e il contenuto dei messaggi che veicolava alla gente. Alle immagini ufficiali di Bob Marley, scolpite nella mente degli ammiratori, si accompagnano inediti filmati custoditi gelosamente dalla moglie Rita, dai suoi figli, dagli amici e dai colleghi, che fanno sì che Marley sia il lavoro definitivo sull'eredità lasciata dal cantautore.
MARLEY E MACDONALD, DIECI ANNI DI PREPARAZIONE
Il primo incontro tra Macdonald e la figura di Bob Marley avvenne all'incirca intorno al 2000, quando Chris Blackwell, fondatore della casa discografica che detiene i diritti di pubblicazione delle opere di Marley, gli propose di realizzare un documentario sulla celebrazione del sessantesimo compleanno di Bob in Etiopia. Nonostante il regista avesse già effettuato delle ricerche in Giamaica e immaginato la struttura del suo lavoro, che avrebbe raccontato l'evento con la prospettiva di alcuni giovani giamaicani arrivati per la prima volta in Etiopia, il progetto non andò in porto. Mentre girava L'ultimo re di Scozia (2006) a Kampala, in Uganda, però, Macdonald era costantemente attorniato da immagini di Marley. I quartieri più poveri della città riportavano il suo volto ovunque: bandiere, graffiti e citazioni erano il segnale che la sua musica era stata capace di arrivare anche negli anfratti più nascosti del pianeta, viaggiando in lungo e in largo. Nel marzo del 2010, poi, Macdonald venne contattato dai produttori che avevano in mente il progetto del film: Blackwell si era ricordato del suo nome e aveva mantenuto la promessa di anni prima.
Il primo passo compiuto dalla produzione è stato quello di coinvolgere i familiari di Bob, convincendoli del fatto che era arrivato il momento di tracciare un quadro che non lasciasse adito a ombre e dubbi. La moglie Rita e i figli Ziggy e Cedella hanno accettato sin da subito, convinti da una frase del regista: «Voglio realizzare un documentario il più convenzionale possibile: prenderò la camera e intervisterò tutti. Niente di costruito o preparato prima», una dichiarazione di intenti che mostrava come l'interesse di Macdonald non fosse indirizzato verso l'uomo di successo ma piuttosto verso il ritratto dell'uomo: del marito, del padre, dell'amico, del malato che affronta con strazio gli ultimi giorni del suo cancro.
I PRIMI PASSI DI UN'ICONA
Per rendere la narrazione più scorrevole e avvincente, Macdonald aveva anche bisogno di usare filmati musicali. Oltre a esibizioni entrate nelle storia, come quella sulle note di Exodus (ripresa in Bob Marley: Exodus '77 (2008) o di No Woman, No Cry, il regista voleva materiale inerente ai primi passi artistici del cantautore, scoprendo così che quasi non esistono immagini dei primi anni della sua carriera, quelli dal 1962 al 1973, quando - insieme a Peter Tosh e Neville Bunny Livingston - aveva dato vita al gruppo The Wailers, piazzando contemporaneamente ben 5 singoli nella top ten giamaicana. Ciò dimostrava come all'inizio della carriera nessuno dello star system avesse preso in considerazione le sue potenzialità: per ricostruire quel periodo le uniche testimonianze potevano arrivare solo da chi lo aveva conosciuto Bob dal vero. Sono state così contattate una sessantina di persone in tutto, il cui contributo poi è stato limato a vantaggio di interventi cruciali, come ad esempio quello di Bunny, che conosceva Bob sin da bambino, e quello di Neville Garrick, il direttore artistico dei Wailers, che accompagnerà Marley anche dopo il 1973, anno di scissione dello storico gruppo.
Considerati i sentimenti contrastanti che molti artisti giamaicani hanno nei confronti della musica intesa come business, convincere Bunny a farsi intervistare per il progetto non è stata un'impresa semplice. Ci sono voluti, infatti, mesi prima che capisse che il progetto non aveva alcun scopo di lucro e che era mosso solo da intenti nobili: come ultimo Wailer ancora in vita, Bunny ha voluto che le sue parole non fossero travisate fornendo una versione della storia del gruppo che non era mai emersa in passato. Dopo essere stato rassicurato, si è reso disponibile per un'intera giornata, presentandosi in scena con estrema cura del suo aspetto e con una carota in mano da mordicchiare a mo' di pipa.
Il lavoro con chi ha conosciuto Marley ha permesso di scoprire anche gente come Dudley Sibley, tecnico degli studi di registrazione della Studio One, che ha vissuto quasi due anni con Bob vivendo nel retro dello studio e che ha raccontato come prima di ogni altro avesse creduto e puntato sulle potenzialità dell'amico.
Accanto ad aneddoti della vita artistica, Macdonald ha scovato anche alcuni particolari della vita privata attraverso le parole di Peter, il cugino dalla pelle bianca di Marley, che ha fatto il punto su quanto fosse difficile per Bob, di razza mista, fare i conti con gli sguardi misti di sospetto e odio sia della gente bianca sia di quella nera o raccontare i dilemmi di un Paese dilaniato dagli effetti del colonialismo e in cui stavano prendendo piede i principi del Rastafarianesimo.
Note
In equilibrio tra la luce artificiale dell’apologia e l’ombra delle contraddizioni, Marley restituisce la passione e (a tratti) il calcolo di un mito capace di fare musica per il globo e trasformare il locale (la Giamaica) in nuova frontiera, parlare al cuore del mondo con un ardito, ingenuo e universale mélange di etica, politica, religione, frutto sincero della sua intima passione e, insieme, rigoglioso fiore di marketing. Solo sul finale l’emozione s’emancipa dalla precisione.
Trailer
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Commenti (2) vedi tutti
E' il documento cinematografico definitivo sull'uomo e l'artista Bob Marley. E' un film caldo, vivo, pulsante. Kevin McDonald si conferma un gran talento nel genere documentario.
commento di moviemanOpera veramente interessante e di grande impegno. Per larghi tratti più che un documentario sembra di vedere un film. Bravo il regista a raccontare la vita,le opere e il pensiero di un grande artista che ha segnato il nostro tempo, e che di tempo per farlo ne ha avuto veramente poco.
commento di slim spaccabecco