Regia di John Hillcoat vedi scheda film
Prosegue il connubio cinematografico fra John Hillcoat e Nick Cave. Dopo gli interessanti “The Proposition” e “The Road”, è il turno di “Lawless”, a mio avviso, il risultato meno convincente partorito dalle menti australiane di questo bizzarro binomio. Anni ’30, contea di Franklin, Virginia. Gli anni sono quelli del proibizionismo, la storia si concentra sulle gesta dei tre fratelli Bondurant, contrabbandieri fai-da-te celebri per una leggendaria resistenza alle avversità in genere. Immortali, ipotizza qualcuno, ma la realtà ha più a che fare con un’ incosciente impavidità d’animo. Si piegano ma non si spezzano e per questo si schierano contro tutto e tutti, compresi i gangster “ripuliti” inviati dalla città per ridimensionarli.
Abbandonate le desolazioni esistenziali e la furia atavica degli scritti di McCarthy, i nostri approdano ad uno dei generi per antonomasia cimentandosi con materiale quantomeno risaputo. Rimane l’incedere western e una certa ferocia nello sguardo ma il film si dipana in maniera piuttosto prevedibile concentrandosi su sviluppi narrativi abusati e perdendo di epicità di sequenza in sequenza. I guizzi ci sono e portano il nome di Gary Oldman, Tom Hardy e Guy Pearce, perfetti nei rispettivi ruoli sopra e sotto le righe. Peccato che i loro personaggi si limitino a fare da semplice contraltare all’agire meno avvincente ed interessante di Shia LaBeouf, alle prese ancora una volta con il golden boy di turno che rischia di mandare tutto in vacca per eccesso d’ambizione. Una delusione perlopiù, anche per lo scempio fatto dei ruoli femminili assegnati a Jessica Chastain e Mia Wasikowska, poco più che ornamentali in una vicenda che in definitiva non ne ha saputo sfruttare il potenziale, preferendo giocare su terreni d’intrattenimento più sicuri anziché osare qualche zampata in più. Funzionale la colonna sonora alcolica, con uno strepitoso Mark Lanegan in apertura.
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