Regia di David Bowers vedi scheda film
Giunge al terzo film, anche se il titolo Diario di una schiappa. Vita da cani è mutuato dal quarto libro, la saga del giovane Greg Heffley, che, dopo aver affrontato la scuola e il rapporto con il fratello, si concentra ora su quello con i genitori. Durante le vacanze estive Greg vorrebbe solo giocare ai videogame, ma il padre lo vuole vedere all’aria aperta e la madre sogna che diventi un appassionato lettore… di Piccole donne. Una buona parte delle gag - mai volgari e a volte efficaci - gioca infatti con l’umiliare la virilità del protagonista, che se da una parte si interessa a una ragazza, dall’altra si sente minacciato dai villosi omaccioni della piscina comunale. Al solito la struttura frammentaria con molte scenette ha il pregio della varietà e del ritmo, ma il difetto dell’inconsistenza. Più che nei capitoli precedenti (e nei libri), Greg risulta una vittima delle circostanze e i nuovi sceneggiatori, di cui il regista proveniente dall’animazione è puramente al servizio, scivolano nel buonismo. Per essere un film sulla responsabilità, le azioni hanno davvero poche conseguenze, inoltre stupisce che il protagonista non soffra l’ingiustizia vissuta in prima persona dell’esclusione dalla casta del Country Club. Anzi, la accetta senza chiedersene il perché, facendo il possibile per imitare i ricchi. Roba da edonismo anni 80, cui il film sfugge solo nell’epilogo: un salvataggio da tempi supplementari.
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