Regia di Heitor Dhalia vedi scheda film
Ennesimo thriller che si liquefa nel nulla, o poco più, ancor prima di costruirsi, con tutti i difetti propri di un’operazione ragionata poco e calibrata ancora di meno, visto che la mancanza delle qualità di base necessarie per reggere la scena appare fin troppo evidente.
Da quando è stata rapita, per poi riuscire a scappare all’ultimo momento utile, Jill (Amanda Seyfried) vive nella paura insieme a sua sorella.
Quando quest’ultima scompare improvvisamente nel nulla, Jill è l’unica convinta che si tratti di un rapimento e comincia ad indagare da sola, inseguita dalla polizia che la reputa pericolosa.
Più si avvicina al colpevole, più la sua vita è in pericolo.
Se c’è una cosa destabilizzante nella vita è il non essere creduti e di conseguenza essere malvisti quando non addirittura ostracizzati.
Questa posizione soggettiva della protagonista è in pratica l’unico particolare con un senso all’interno di questo film, anche se poi si frutta piuttosto malamente e già dopo una quindicina di minuti si comincia ad annaspare.
E lo stesso vale per le bugie ripetute da Jill per estorcere le informazioni in un processo che di creativo ha poco o nulla e che sembra più che altro poco più di un debole un collegamento tra le premesse e la (scontata) conclusione.
Per questo la credibilità crolla presto, ma quando sembra si sia toccato il fondo, si riesce anche a far di peggio, come accade sul finale, con un confronto risolutore che non sta in piedi sotto nessun punto di vissta con tanto di ultima affermazione di forza di Jill che non genera certo un particolare spirito di generosità nello spettatore.
E se la protagonista Amanda Seyfried non può fare miracoli, anche i personaggi di contorno paiono essere solo dei meri riempitivi sotto utilizzati (quando va bene), anche quando hanno un interprete con un certo background alle spalle che consiglierebbe di impiegarli con maggior giudizio (vedi Wes Bentley).
Tutto questo va a comporre un thriller difficile da definire tale, visto che pecca praticamente in tutto, tranne forse per l’assunto, il che chiaramente offre un contributo limitatissimo.
Da dimenticare, preferibilmente anche alla veloce.
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