Regia di Ti West vedi scheda film
Rimasti da soli a presidiare la reception dello Yankee Pedlar Hotel, vecchio e storico albergo cittadino in procinto di chiudere, Claire e Luke sono anche appassionati ghost-hunters e passano le serate cercando di acquisire registrazioni EVP degli spiriti che si aggirerebbero nottetempo per gli antichi saloni e le stanze in disuso.
Quando si presentano gli ultimi ospiti, un'anziana attrice riciclatasi come guaritrice ed un ombroso vedovo dall'aria nostalgica e rassegnata, i fenomeni sembrano intensificarsi fino a precipitare nell'incubo ad occhi aperti di un assedio spettrale di cui la bella locandiera finirà per farne le spese.
Scritto, diretto e montato (come recita la coda dei titoli di testa) dall'enfant prodige del vintage horror Ti West, questa ghost-story in salsa Indie è un curioso esperimento di contaminazione cinefila che ammicca al plot telefonato della casa infestata (piani sequenza insinuanti che rimandano al mito Kubriciano dell'Overlook Hotel) quasi come pretesto per presentarci una stralunata galleria di personaggi marginali che si aggirano sul set come le fantasmatiche comparse di un genere cinematografico che credevamo ormai passato a miglior vita. Più sottile ed elegante di come l'apparente banalità della messa in scena e la spiazzante prevedibilità della storia vorrebbero far credere, il film di West è una thriller-comedy che si muove tra lo sberleffo della presa in giro e le atmosfere del giallo, insinuando il sospetto che anche lo spin-off di una (mancata?) serie televisiva può avere la dignità del lungometraggio, soprattutto quando si ha il coraggio di sostenere la sua improbabile e pretestuosa tesi fino alla fine e quando si arruolano attrici della levatura di Kelly McGillis che porta sullo schermo la parodia di una sè stessa ormai invecchiata, alcolizzata ed alle prese con un pendolino di cristallo che andrà inevitabilmente in mille pezzi.
Sviscerare i meccanismi del genere resistendo alla tentazione di prenderesi sul serio infatti non è cosa facile e West sembra volercelo dire sin dall'inizio attraverso lo spassoso storyborad che campeggia nei titoli di testa come pure nella programmatica (e abbastanza inutile) suddivisione in capitoli, introducendo lo spettatore all'ambigua rappresentazione di fenomeni paranormali su cui aleggia la persistente ombra dello scetticismo e della presa in giro e sostenendo la tesi alquanto bizzarra che la banalità del male (e del terrore) possa nascondersi perfino nel tedioso menage di mosche da motel prossime al congedo. Insomma, non è vero ma ci credo, con tanto di oscura leggenda del fantasma di una sposa infelice imprigionata nell'eremo di una magione che la modernità ed il progresso stanno per trasformare in un parcheggio ed una locandiera (innkeeper) tanto carina quanto stralunata che sta per prenderne il posto. Deliziosa Sara Paxton dagli occhi sognanti ed il musetto buffo che illumina la scena con la leggerezza di chi non sa che direzione prendere nella vita ma intanto si diverte a cercare fantasmi, passando dal lenzuolo con cui si camuffa per sbeffeggiare il collega a quello che finirà per coprirne il cadavere.
Presentato in anteprima al festival South by Southwest e premiato al Toronto After Dark Film Festival, non è stato molto apprezzato da pubblico e critica perchè, si sa, su certi argomenti è meglio non scherzarci troppo. Questi fantasmi...in Connecticut.
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