Regia di Robert Hampton (Riccardo Freda) vedi scheda film
L'avevo visto la prima volta diversi anni fa, e mi era piaciuto, ma senza lode. Ora invece l'ho apprezzato più a fondo e posso definirlo un grande film horror. E' molto curato sia nella direzione degli attori che nell'ambientazione, alla quale va certo una nota di merito. La casa non potrebbe essere più tetra e funerea, piena com'è di scuri e pesanti tendaggi, drappi neri sulle scale, e mobilia antica e pesante. La stanza dei macabri riti, poi, non potrebbe essere più tetra. Nessuna luce è troppo forte (a cominciare da quella del giorno) e le ombre abbondano, come pure poco illuminano le luci fioche e tremule delle immancabili candele. E qui lancio una lode anche al direttore della fotografia. Non mancano elementi presi dagli horror classici degli anni '30, come il misterioso parente pazzo nascosto in casa e la bara con la finestrella (inquietante, non trovate?). Il protagonista non ha niente di rassicurante sin dall'inizio, nonostante il suo atteggiamento filantropico - ma freddo - verso i pazienti che opera. Quando poi si scoprono le sue passioni necrofile e la sua montante pazzia allora diviene proprio sinistro e minaccioso. Ottimi a questo riguardo gli sguardi gelidi e sghembi di Robert Flemyng. Barbara Steele è ben più di un ornamento da film horror; le sue espressioni angosciate e spaventate non sono certo di maniera. Quando si sveglia e si trova rinchiusa nella bara è un momento che rimane impresso nella memoria. C'è sono una grossa svista, che però non rovina nulla: in una sequenza di notte si vede la carrozza passare nel parco in pieno giorno. In ogni caso, non trovo eccessivo parlare di capolavoro.
C'è una scena in cui la prima moglie del dottore suona un pezzo al pianoforte. Mi piacerebbe sapere se è una musica pianistica di qualche compositore classico, o se è stata scritta apposta per il film. Infatti anch'essa, come tutta l'ambientazione, ha dentro qualcosa di tetro e inquietante. Non ci sono strani suoni dissonanti, ma pure c'è in essa qualcosa di indefinibile che è sgradevole e decadente. Mi ricordo di un analogo episodio ne "I vampiri", sempre di Riccardo Freda: ad un certo punto c'è una festa al castello dove suona un'orchestra, e gli ospiti ballano. E' però una musica sulla quale a nessuno di noi verrebbe in mente di ballare...
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