Regia di Franck Mancuso vedi scheda film
Ex-poliziotto passato alla sceneggiatura televisiva nella serie “Il commissario Moulin” e a quella cinematografica con il celebre “36, Quai des Orfèvres” di Olivier Marchal (2004), Franck Mancuso realizza un “polar” con poche scene d’azione, preferendo entrare nei dettagli della contro-inchiesta del titolo e nel travaglio psicologico del protagonista. L’intera vicenda ruota intorno al personaggio interpretato da Jean Dujardin, diventato ormai una star del cinema d’Oltralpe. Accolto con freddezza dalla critica, il film ha nondimeno sfiorato il milione di entrate nelle sale cinematografiche.
Una narrazione troppo vicina allo stile delle fiction televisive americane ed europee degli ultimi anni penalizza un film la cui sceneggiatura prometteva molto di più. Lo stupro e l’uccisione di una bambina di 9 anni non possono ovviamente essere mostrati (come accadeva talvolta negli anni ’70), ma pesano fin dall’inizio come un macigno. Dopo il processo e la condanna del presunto colpevole, si entra nel vivo del racconto, con lo scambio epistolare tra il condannato, che si dichiara innocente, e il padre della piccola vittima. Parte così la contro-inchiesta motivata da un dolore insormontabile, da un desiderio di conoscere la verità e da una sete di vendetta irrazionale quanto comprensibile. Jean Dujardin (che, secondo me, non è ancora chissà quale attore) deve farsi carico di tutto questo lavoro e, forse, è un po’ troppo. Gli altri personaggi fungono solo da contorno e, oltre ad uscirne penalizzati a dispetto della loro bravura, contribuiscono a sminuire la potenziale profondità del film. Un film che si salva nel finale. Colpo di scena e contro-colpo di scena negli ultimi minuti. Tanto basta questo a raccomandarne la visione.
Parigi 2003. Richard Malinowski (Jean Dujardin), è un classico “duro” della squadra omicidi, abituato allo spettacolo dei più efferati delitti. La sua corazza va in frantumi il giorno in cui la sua unica figlia di 9 anni viene violentata e uccisa da un serial killer. Con un’indagine svolta a tamburo battente, i suoi colleghi individuano in Daniel Eckman (Laurent Lucas) il colpevole e lo consegnano alla giustizia. Condannato a trent’anni di carcere, quest’ultimo scrive a Malinowski insinuandogli il dubbio sulla sua colpevolezza. Inizia così una contro-inchiesta personale e solitaria dagli esiti imprevedibili.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta