Regia di Elizabeth Banks, Steven Brill, Steve Carr, Rusty Cundieff, James Duffy, Griffin Dunne, Peter Farrelly, Patrick Forsberg, James Gunn, Bob Odenkirk, Brett Ratner, Will Graham, Jonathan van Tulleken vedi scheda film
Hollywood è impazzita, e questo film ne è la dimostrazione. Ed è un peccato, perché poteva essere un motore nuovo per il cinema demenziale. (Anche a costo di farmi dei nemici) il film all'inizio, per la media dei film demenziali che hanno realizzato di recente, da "Hot Movie" fino al terribile "Disaster Movie", parte bene, perché contestualizza gli episodi (presi a solo a tratti divertenti ma qualitativamente scadenti) in una storia con un Dennis Quaid impazzito e pronto a uccidere pur di produrre un film di infima qualità. E uno spaesato Greg Kinnear è costretto ad accettare, a discapito suo e di un'intera produzione che comunque detesta. Fin qui, (anche a costo di farmi dei nemici), la storia era positiva, e si giocava la carta della satira anti-industria-cinematografica discretamente, senza le pretese del disastroso "Disastro a Hollywood", almeno. Alcuni dei primi episodi prima passavano, soprattutto perché lanciavano frecciatine selvagge e anarchiche (ma senza alcun tipo di regolarità, né vera ispirazione) contro gli stereotipi americani, dall'amore (l'episodio di Emma Stone è oggettivamente esilarante) fino alla gioventù americana tanto ripresa (l'episodio riuscito con Naomi Watts). Ancora ancora il film sopravviveva, almeno restava sopra la media, con l'episodio (seppur scadente) dei supereroi, e molti miti americani (e ormai globalizzati) crollavano miseramente, con certi episodi, sotto colpi di cattiveria (gratuita ma dispensatrice di sfogo) di certi registoni di un certo stampo (i Farrelly hanno fatto anche dei gran film in passato). Il progetto di distruzione (di massa) di tutto ciò che è adorato, riverito, idolatrato da masse di spettatori ingordi in tutto il mondo avrebbe potuto funzionare, davvero, c'erano le potenzialità: attori che si mettevano in gioco, finivano per mettersi automaticamente in ridicolo, e un pubblico che di fronte al cinema ride sconoscendo (almeno da fuori) di essere preso di mira come prima vittima. Specie quando si fa la parodia del cinema-progresso (i bambini dentro le macchine) è come se l'America con moralismo associato si fosse polverizzata in quattro e quattr'otto, e un certo conformismo, frequente in certe moderne pellicole, era stato evitato.
Peccato che poi i registi si lascino prendere dal puro delirio incontrollato, autolesionista e a encefalogramma piatto: di tutta l'iniziale buona idea viene lasciata una lontana macchia, il resto è culi, tette, testicoli e escrementi, in quantità veramente estreme, nonché sangue, in un certo episodio particolarmente splatter. E la stessa storia che fa da legante si lascia andare fin troppo. Quando tutto infine rovina in chiassose risate senza cervello, non siamo troppo lontani dagli "Hot Movie" e compagnia bella. Ma quando si viene a sapere che nella versione originale, 'Movie 43', il legante meta-cinematografico era assente, ed era la storiella di un gruppo di ragazzi che vedono video impazziti che anticipano la fine del mondo, allora si capisce che il film potenzialmente prometteva ben poco.
E' un tentativo fallito, ma un tentativo, anche se con poche potenzialità. E nel cinema di oggi di tentativi, specie per questo genere di film, se ne vedono pochi.
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