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L'oro di Roma

Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film

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La recensione su L'oro di Roma

di jonas
7 stelle

Rievocazione degli antefatti della razzia nazista nel ghetto di Roma, che Giacomo Debenedetti racconta nelle prime pagine di 16 ottobre 1943: alla comunità ebraica vengono chiesti 50 chili d’oro, pena la consegna di 200 ostaggi; la somma viene raccolta con grande fatica, anche grazie alla solidarietà di qualche ‘ariano’, ma tutto è inutile. Il film sembra nato per generazione spontanea, trattando una vicenda che esige di essere mostrata. Evita gli eccessi declamatori (a parte una musica inopportunamente chiassosa) ma procede in modo confuso, soprattutto nel finale (perché l’improvviso voltafaccia del banchiere, cugino rinnegato del leader del ghetto?). Individua un paio di personaggi esemplari (il giovane calzolaio che propone di resistere, la ragazza che sta per sposare un cattolico), che però restano debolmente definiti: il vero protagonista è l’intera collettività, disorientata e impaurita di fronte alla minaccia incombente ma incapace di assumere una posizione forte e unitaria e quindi destinata a diventare vittima degli eventi (vedi la scena del suicidio dell’ex panettiere davanti alle sentinelle tedesche). Può far specie la scelta di due attori francesi per i ruoli principali, ma Blain e Sorel si stavano acclimatando bene in Italia. Un documento di storia, anche per l’assenza di spettacolarità, ma sul piano cinematografico poteva riuscire meglio.

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