Regia di Boudewijn Koole vedi scheda film
Bildungsroman che si crogiola senza compiacimenti nella delicata parabola di una sottaciuta elaborazione del lutto,nel realismo favolistico di un ménage familiare di precoci responsabilità domestiche e nell'ameno parallelo di un imprinting affettivo di un cucciolo di uomo che fa da padre al padre e da madre ad un piccolo di taccola senza madre.
Jojo ha dieci anni, vive da solo col padre ed ha per amica una taccola caduta dal nido. Il suo idillio domestico vive di alti e bassi, tra un'assenza che pesa e il difficile rapporto tra chi non sa o non vuole accettare l'eterno ciclo delle cose create.
Le scene iniziali del film sono animate dalla convulsa eccitazione di una corsa a perdifiato su di un prato, il gioco di un rendez-vous sul cavalcavia a precedere l'auto del padre e l'urlo liberatorio di un bimbo che oppone alla quotidiana cosmogonia del genitore la sua disperata contestazione: "All'inizio non c'era niente, proprio niente. Poi...bum!..." . Primo vero esordio nel lungo (il precedente è un mediometraggio di 50') dell'olandese Boudewijn Koole che si confronta in un cinema già maturo con i territori sommersi dell'assenza, il viaggio iniziatico di un giovanissimo frequentatore della vita messo di fronte alla fragile natura delle relazioni umane ed al mistero buffo di un mondo dove l'amore e la bellezza sono doni preziosi destinati al nulla da cui sono stati generati. Racconto di formazione che si crogiola senza compiacimenti nella delicata parabola di una sottaciuta elaborazione del lutto (Jojo parla al telefono con la madre, i poster e gli album in camera evocano la persistente lontananza per un tour musicale che si protrae troppo a lungo, il padre mostra la rabbiosa insofferenza di chi ha dovuto separarsi mal volentieri dalla moglie), si traduce nel realismo favolistico di un ménage familiare di precoci responsabilità domestiche e nell'ameno parallelo di un imprinting affettivo di un cucciolo di uomo cresciuto troppo in fretta, che fa da padre al padre e da madre al piccolo di taccola che come lui si è dovuto separare troppo presto dalla madre. Come i bambini ribelli e curiosi di L'argent de poche, Jojo è cresciuto nell'amore e sa dare amore, ma sa anche rivelare nei momenti che contano il carattere aggressivo di chi deve difendersi dalla cattiveria del mondo (la pallanuoto, le sfuriate del genitore, l'ingenua brutalità della sua compagna di giochi): un biondo e zazzeruto ragazzo-taccola (Kauwboy) che vive in un ostile territorio di frontiera in cui la felicità è un miracolo di luce che si è acceso all'improvviso nell'eterna notte che da sempre precede e succede alla vita. Contrappunti musicali di toccante intensità, raggiungono l'acme nelle ballate unplugged della bellissima Ricky Koole, convitata di pietra che ha lasciato in eredità i suoi meravigliosi componimenti d'amore (You Are The One) nel sodalizio artistico con un marito (anche nella vita reale) che per una singolare casualità (?) finisce per assomigliare sorprendentemente a quello abbandonato troppo presto nella finzione del film. Miglior opera prima e Premio Internazionale Generation Kplus come Miglior Film alla Berlinale 2012.
"All'inizio non c'era niente. Assolutamente niente. E poi ci fu una grande, grande... fiamma! Augh!"
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