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De Profundis (Black cat)

Regia di Luigi Cozzi vedi scheda film

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La recensione su De Profundis (Black cat)

di alan smithee
4 stelle

ECCHE COZZI!!! IL TRASH MADE IN ITALY CON RISULTATI OLTRE OGNI COMUNE SENSO DEL PUDORE 

Un ambizioso giovane regista (Urbano Barberini) convince il suo sceneggiatore di fiducia a lavorare su un soggetto che, prendendo spunto dal terzo personaggio portato alla notorietà dai film di Dario Argento (Suspiria e Inferno), ovvero la terza rimasta da sviscerare sullo schermo tra le potenti e malvagie streghe che da secoli vivono indisturbate nelle tre città di New York, Roma e Friburgo. Stiamo parlando di Levana, in arte Mater Lachrimarum, la più pericolosa e rancorosa delle tre perfide, micidiali fattucchiere sempre nascoste da secoli, ma sempre pronte ad influenzare in peggio i destini in bilico del pianeta; un personaggio che il regista ritiene di far interpretare dalla bella consorte (Florence Guérin), in modo da poter anche in qualche modo lanciare la carriera della propria bella consorte, al momento impegnata ad accudire il bebè che i due hanno recentemente concepito.

Ma mentre i preparativi della pre-produzione fervono, una forza malvagia si impadronisce degli ambienti della villa del regista, mettendo a repentaglio la salute fisica e psicologica di quella giovane famiglia, in preda ad incubi atroci sempre più simili a terrificanti eventi reali; nel mentre anche la bella moglie dello sceneggiatore (la interpreta l'ancor seducente, ma non proprio dotatissima a livello espressivo, Caroline Munro, già devastante interprete di Scontri Stellari undici anni prima).

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Tra bave e pustole pulsanti, perfette a celebrare grettamente un festival gore esagerato e assai trash ma coerente ed in linea con la fama cialtrona che Luigi Cozzi si porta appresso già dai primi film, questa anomala, travagliata produzione dal titolo fuorviante Black Cat (De Profundis) - mai doppiata in lingua italiana (forse proprio perché difficilmente proponibile) prende spunto da un'idea di Daria Nicolodi, impegnata a dare una conclusione cinematografica alla vicenda delle tre Madri che resero indimenticabile il cinema dell'ex compagno Argento.

Cozzi coglie al balzo l'occasione, ma decide di farsi finanziare dalla famigerata Cannon dei due produttori scellerati Golan/Globus, portavoci di un cinema action da sempre concentrato di trash senza ritegno.

Costoro intendono in realtà da tempo riadattare una storia horror ispirata a The black Cat di Poe: ne consegue che Cozzi, maestro della miscellanea più sconclusionata, spesso (come in questo caso) senza un vero costrutto narrativo preciso e lineare, si impegna a dar vita ad un pastrocchio incredibile in cui il gatto del titolo non c'entra assolutamente nulla, se non nel paio di apparizioni in cui - poverello - è costretto ad apparire senza alcuna plausibile motivazione.

Ne scaturisce un vero e proprio scult, filmaccio squinternato come sappiamo poter essere nelle corde del suo particolare, un pò folle autore, forte di qualche momento invero così splatter e sovraccarico da risultare di un certo interesse, per un film poco noto demenziale e senza freni che tuttavia si dimostra meno irritante e insulso di quel tremendo "La terza madre" che Dario Argento avrà l'ardire di concepire nel periodo più buio ed infelice della sua carriera, quasi un ventennio dopo. 

 

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