Regia di Mariano Lamberti vedi scheda film
Sono sta all'anteprima, aspettavo l'inizio del film e mi chiedevo: che ci faccio io qui? Sono una tranquilla casalinga 50enne milanese eterosessuale, mai stata in una discoteca e con giusto un paio di conoscenti gay: come farò a scrivere qualcosa di leggibile su di un gruppo di 8 gay romani rissosi e festaioli e dei loro problemi di coppia?
Mi aspettavo una baracconata pacchiana, ma molti dei miei timori iniziali per fortuna erano infondati, il film è meglio di quanto temessi: divertente, mai osceno, spesso volgarotto, ma sicuramente molto meno della media dei cinepanettoni, diciamo scritto col pennarellone da 5 millimetri più che in punta di penna; con attori dall'appena decente (Luca Dorigo, nella parte del sudamericano recita con accento veneto!) all'eccellente (Lucia Mascino e Elisa Di Eusanio) e gli altri in una buona media più che televisiva; è girato prevalentemente in interni e scene e costumi, come prevedibile, sono impeccabili; la regia si regge sul professionismo degli attori, per il resto è al minimo sindacale, ma senza svarioni di nota.
E allora che cosa non va, perché non mi sento di dargli più di un paio di stelline striminzite?
Purtroppo il difetto sta nell'aver portato le caratterizzazioni oltre il limite dello stereotipo: c'è la professionista aggressiva (Lucia Mascino), il bel tenebroso infedele (Enrico Silvestrin), l'indecisa perennemente innamorata ma per non più di una settimana alla volta (Daniela Virgilio), il precisino igienista maniacalmente geloso (Lorenzo Balducci), la maschiaccia tifosa della Roma (Elisa Di Eusanio), il palestrato bisessuale (Luca Dorigo), l'ochetta maggiorata in tacchi a spillo (Micol Azzurro), la checca esagitata (Diego Longobardi, anche produttore). Un po' come prendere il nitido bianco e nero de I MOSTRI di Dino Risi e immergerlo in un barattolo di fuxia fosforescente.
GOOD AS YOU era il motto del movimento omosessuale nelle marce di protesta degli anni '60-'70 e il titolo dell'omonimo testo teatrale (mi dicono di grande successo) di Roberto Biondi. Il regista Mariano Lamberti ha affermato esserne stato colpito perché, a differenza di tanti film a tema omosessuale, come quelli di Ozpetek ad esempio, non c'è per l'ennesima volta un eterosessuale che scopre improvvisamente il pianeta gay: qui lo spettatore viene immerso senza mediazioni nella vita quotidiana di questo "altro" pianeta.
E qui secondo me casca l'asino: voler far credere allo spettatore che è "normale" il quotidiano della comunità gay com'è rappresentato in GOOD AS YOU è come voler dare una pretesa di verosimiglianza agli attorcigliati deliri drammaturgici di BEAUTIFUL. Negli 8 mesi in cui si svolge la storia (da capodanno ad agosto + un brevissimo epilogo un anno dopo) tutti si accoppiano con tutti, si prendono, si lasciano, si tradiscono, si sbronzano, si insultano, si menano, si riprendono ad un ritmo talmente frenetico da risultare totalmente surreale, roba da far sembrare Labiche e Feydeau placidi gentiluomini di campagna.
Temi importanti come l'omofobia, il desiderio di una famiglia e dei figli, l'Aids, vengono sì sfiorati, ma subito abbandonati, come a quelle cene in cui, appena si comincia a parlare di qualcosa di interessante, c'è uno che dice "E' festa, non parliamo di cose serie". D'accordo, non è un dramma esistenziale, è "solo" una commedia, ma è discontinua: ha delle scene ben scritte e divertenti, ma a volte si trasforma in una farsa imbarazzante (totalmente superfluo l'intermezzo con lo zio d'America/Armando De Razza); e fastidioso è il finale ecumenico-buonista.
E' sicuramente apprezzabile il tentativo di raccontare il mondo dei gay senza vittimismo né pietismo, la narrazione è sincera, divertita e autoironica, c'è promiscuità senza finti pudori e senza morbosità e anche tanta allegria. Ma in definitiva è un'occasione malamente perduta.
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