Regia di Roy William Neill vedi scheda film
Scotland Yard non riesce a risolvere una serie di tragici omicidi di giovani donne, alle quali è stato mozzato l'indice della mano destra. Sherlock Holmes, su richiesta di un ispettore alle prese col caso, dopo aver indagato nel mondo degli ipnotizzatori scopre che il colpevole non è altro che il suo più acerrimo nemico, il diabolico professor Moriarty…
Undicesima pellicola della serie, The Woman in Green, il cui titolo iniziale era Invitation to Death, uscì nel 1945, esattamente tra il VE Day (Giornata della vittoria in Europa) e il VJ Day (Giornata della vittoria sul Giappone), per la regia del solito Roy William Neill e, in un periodo di rinascita e di entusiasmo per il paese, intenta a godersi il suo nuovo status di Nazione più potente del mondo (Unione Sovietica permettendo), la Universal decise ovviamente che era giunto il momento per Holmes di indagare su una serie di efferati omicidi ad opera di un sanguinoso serial killer.
Fu l'ultimo film della serie ad essere scritto da Bertram Millhauser, sfruttando un'idea presa da The Adventure of the Empty House ma per il resto era una storia originale, non basata su alcun un racconto di Conan Doyle, e per quanto raccapriccianti fossero gli omicidi di giovani donne quelli descritti nella sceneggiatura originale erano ancora più raccapriccianti, riguardando l’assassinio e la mutilazione di bambine di appena otto o nove anni.
La Production Code Administration (la censura cinematografica americana) ovviamente si oppose e la sceneggiatura fu modificata per far sì che le vittime fossero almeno delle donne adulte.
Il film, infatti, ha un tono molto più serio rispetto al tipico racconto cinematografico di Holmes ed è forse dovuto a questo che Dennis Hoey, questa volta, non riprenda il suo solito ruolo dell’ispettore Lestrade, sostituito da un ispettore molto meno clownesco.
La fotografia del film è di Virgil Miller, le musiche di Paul Dessaumentre le scenografie sono di John B. Goodman & Martin Obzina.
Il film era in realtà piuttosto simile al precedente La perla della Morte, scritto sempre da Milhauser, ed entrambi mostrano un tono molto più orrorifico, dato che l'horror era un punto fermo proprio alla Universal e le stesse tecniche di scrittura venivano sfruttate dal gruppo di sceneggiatori dello studio per aggiungere drammaticità alle storie.
E infatti, se il finale del film sembra a qualcuno piuttosto familiare, è perché e molto simile a La volontà occulta (The Garden Murder Case, 1936), film con Edmond Lowe nel ruolo di Philo Vance e tratto dall’omonimo romanzo di SS Van Dine.
Anche alcuni dialoghi dei due film sono molto simili. Nessuna vera sorpresa visto che Bertram Millhauser scrisse entrambe le sceneggiature.
A partire proprio dal titolo, che suggerisce glamour e mistero, il racconto sarebbe infatti stata perfetta per un pulp degli anni '20 o ‘30, con il suo racconto di ipnotismo e omicidio e una trama ben congegnata, mostrando suspence e caratterizzazioni dei personaggi migliori del solito.
Le stesse scene di ipnosi meritano per sé un elogio speciale proprio per il particolare realismo mostrato, gli attori si comportano come dei veri ipnotisti, con voci calmanti e immagini distraenti da risultare piuttosto fedeli anche a un pubblico moderno.
Il trattamento del dottor Watson al Mesmer Club sarà familiare a chiunque sia mai andato a vedere uno spettacolo di ipnosi.
Anche gli effetti dell'ipnotismo sono ben rappresentati, le azioni dei personaggi sotto ipnosi sono ben rappresentate e autentiche e si presta molta attenzione a dichiarare che l'uomo che cerca di sparare a Holmes, un ex militare (un cecchino, per la precisione), è un uomo già addestrato e quindi preparato, mentalmente, ad uccidere mentre le vittime del ricatto non sono state costrette sotto ipnosi ad uccidere, o anche a credere di essere i reali responsabili degli omicidi, ma semplicemente a dimenticare quel tanto che basta, tra false prove e dichiarazioni, da renderne possibile il ricatto.
Nel film fa anche la sua terza apparizione il prof. Moriarty, sempre interpretato da un attore diverso. Dopo George Zucco in Le avventure di Sherlock Holmes e Lionel Atwill in Sherlock Holmes e l'arma segreta tocca ora a Henry Daniell, già apaprso in altri ruoli in Sherlock Holmes e la voce del terrore e Sherlock Holmes a Washington, darne la sua personalissima versione.
Anche altri cattivi della serie, come il Giles Conover di Sherlock Holmes e la perla della morte, sono chiaramente ispirati alla sua figura ma questo film presenta l'ultima “vera” apparizione di Moriarty e sembra quindi il momento opportuno per una riesamina del personaggio.
Tre apparizioni e tre diversi attori a interpretarlo, molti fan ritengono quello di George Zucco il migliore mentre lo stesso Rathbone ha sempre ritenuto l'interpretazione di Moriarty di Daniell assolutamente magistrale.
Ognuno di loro ha portato non solo un proprio tocco personale al ruolo ma anche coerenza con la storia e il tono raccontata nella propria pellicola.
Il sadico e ferale Moriarty di George Zucco (il mio preferito) appare come sovraeccitato dal suo eterno confronto con Holmes e dalla trappola escogita con lo scopo di sconfiggerlo e umiliarlo una volta per tutte.
Il poco idealista Moriarty di Lionel Atwill è invece subdolo e corrotto fino al midollo, disposto a tradire il suo paese per il semplice profitto.
La calma malevolenza di Daniell, incline all’omicidio più efferato solo come semplice espediente per raggiungere ben altri obiettivi, controllato e posato nei modi come anche totalmente privo di empatie per gli altri, è invece estremamente simile a quei soggetti che, a partire dagli anni’70, verranno catalogati dalle istituzioni come serial killer.
Tutti e tre hanno, in qualche modo, plasmare la percezione del pubblico su Moriarty, molto più di quanto abbiano fatto gli stessi romanzi Doyle, tanto che gli stessi autori della serie Sherlock della BBC hanno dichiarato di essersi ispirati proprio a La Donna in verde nel creare il loro Moriarty.
Un’altra cosa degna di nota è il ritorno nella serie di Hillary Brooke, dopo La voce del terrore e Sherlock Holmes di fronte alla morte, come interprete della "donna in verde" del titolo, un’affascinate criminale collaboratrice di Moriarty ed esperta ipnotizzatrice.
Prima di questo film era apparsa anche in Jane Eyre, un film del ’43, insieme a Orson Welles e, per questo e altri ruoli, si è guadagnata una stella sulla Hollywood Walk of Fame.
L’ispet. Lestrade di Dennis Hoey, personaggio fisso della serie, viene sostituito dall'ispet. Gregson di Matthew Boulton mentre invece fa il suo ritorno Paul Cavanagh, mentre il cast è completato da Eve Amber, Frederick Worlock e, non accreditati, Percival Vivian, Fred Aldrich, Leslie Denison e Olaf Hytten.
VOTO: 7
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