Regia di Drew Goddard vedi scheda film
Trascendere il genere per rinnovarlo. Un curioso ma riuscito esperimento, “Quella casa nel bosco”; una divertita e gustosa variazione sui soliti canovacci slasher e torture porn che si concede il lusso di fare tanta bella ironia su dinamiche che spesso e volentieri – soprattutto nelle produzioni made in USA - si tende a prendere un po’ troppo sul serio. Un esercizio voyeuristico grondante sangue, come una sorta di reality show dell’orrore in cui la posta in palio non è altro che la salvezza dell’umanità intera. Ambizioso e ruffiano come solo Joss Whedon avrebbe saputo partorire, il film di Drew Goddard si articola tramite uno spiazzante montaggio alternato che sin dai titoli di testa sballotta l’attenzione dello spettatore dalla tipica vicenda stile “Non aprite quella porta”, con i tipici giovinotti in vacanza verso il massacro, ad un’altra in cui presunti funzionari governativi ne gestiscono le sorti da quella che potrebbe tranquillamente passare per una cabina di regia televisiva. Quale sia il collegamento fra i due contesti verrà svelato man mano sino ad arrivare ad una mattanza finale e rivelatrice. Nel frattempo ci si diverte non poco a vedere come vengano smantellati i vari stereotipi e cliché del genere, un po’ come accadeva con lo “Scream” di Craven negli anni ’90. Come dire: lontani dall'inventare qualcosa ma abbastanza sicuri e capaci da rielaborare il materiale classico scherzandoci sopra. Discreto il ritmo e appropriato il cast di vittime sacrificali anche se il meglio arriva dall'esperienza sorniona di Richard Jenkins e Bradley Whitford. C'è anche Sigourney Weaver in quello che è poco più di un cameo ma quando entra in scena, il meglio è già andato.
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