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Quella casa nel bosco

Regia di Drew Goddard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Quella casa nel bosco

di GIANNISV66
6 stelle

SPIAZZANTE. Se invece di scrivere una recensione nella quale tentare di spiegare i motivi per cui un film mi ha colpito, le parti che ho apprezzato e quelle da dimenticare e via discorrendo, volessi una volta tanto abbandonare le mie velleità letterarie e limitarmi a un giudizio lapidario, quello sarebbe l'aggettivo unico con cui definirei questo film.

E lo userei sia per qualificarne gli aspetti positivi sia per stigmatizzare le parti che non mi hanno convinto.

Anche stavolta però non abbandono il mio solito stile (in fondo fa parte di me steso.....come potrei?) e allora andiamo a dare un po' di spiegazioni, anche se, ed è giusto che avvisi di questo gli eventuali lettori, finirò per “spoilerare” un po' (ma che espressione ho usato? Spero che nessuno dei membri dell'Accademia della Crusca legga mai questa cosa!).

Dunque già l'inizio di Quella casa nel bosco è spiazzante, lo è talmente che per qualche minuto ho pensato di aver sbagliato sala e di essere entrato in una delle altre cinque del mio multisala cittadino. Infatti tutto sembra tranne l'inizio di un film horror, lasciamo stare l'ambientazione (una azienda americana di non si sa bene cosa con dialoghi fra colleghi piuttosto ordinari) ma è proprio l'atmosfera che è più consona a una commedia, per l'appunto a......spiazzarmi!

Poi di botto compare il titolo e allora mi rassicuro: sono nella sala giusta.

Il regista Drew Goddard (che è stato uno degli sceneggiatori di LOST, forse la serie televisiva più controversa degli ultimi dieci anni, e questo fatto, che ho scoperto dopo la visione, mi ha chiarito molte cose, come spiegherò più avanti) racconta la sua storia procedendo su due piani paralleli.

Cosa che, se da una parte conferisce a questa pellicola una certa originalità rispetto a quello che ci si aspetterebbe, dall'altra va a snaturare completamente lo spirito del film che da horror diventa un qualcosaltro al quale non saprei dare una definizione congrua.

Cinque ragazzi si avviano a fare una vacanza in una casa nel bosco (a qualcuno ricorda qualcosa?), in riva un lago, nel tragitto incontrano un distributore di benzina dove una persona sana non si fermerebbe neanche se gli regalassero il carburante (e poi siamo negli USA, la benzina costa molto meno che da noi) e per di più si trovano davanti un benzinaio che probabilmente è il cugino primo dei gestori delle pompe di Non aprite quella portaLa casa dei mille corpi.

Il quintetto (apparentemente) non del tutto ben assortito (c'è lo spaccone che primeggia nello sport, la ragazza desiderosa di concedere le sue grazie, l'amica del cuore reduce da una grande delusione d'amore, l'intellettuale perbenino e belloccio che dovrebbe farle da consolatore e il fulminato imbottito di erba autore di elucubrazioni mentali fuori dalla realtà) arriva comunque alla casa (orrenda)........e tutto viene seguito dagli schermi di un laboratorio scientifico dove una pletora di “studiosi” si affanna a non perdere una battuta delle azioni del gruppetto, finendo persino a fare scommesse sulle mosse successive di ogni membro e conseguenti eventi nefasti.

Non vado oltre col racconto, ma passo a tutta una serie di considerazioni che mi sembrano doverose.

Se da una parte è assolutamente apprezzabile l'idea di smontare gli elementi del classico slasher movie per rimodularlo in una soluzione che spiazza (eccolo qui di nuovo il temine) lo spettatore, dall'altro questo modus operandi va pesantemente ad inficiare sulla suspence.

Quella Casa nel Bosco proprio per questa sua singolarità finisce per essere un horror che non fa paura, piuttosto crea sconcerto.

Certamente il fatto che il regista si stato, come ho ricordato più sopra, uno degli sceneggiatori di LOST si riflette in maniera evidente sulla struttura del film, anzi in certe parti sembra davvero di essere in una puntata del telefilm. E non nascondo di aver pensato che la “soluzione” finale (in realtà già ampiamente intuita almeno a due terzi del film) avrebbe potuto essere utilizzata per dare un finale alla sopra citata serie.

Mi azzardo a dire che non mi stupirei affatto se qualcuno rivelasse che la “società” che controlla tutti i meccanismi del “gioco” mortale (che non rivelo giusto per lasciare un po' di gusto a chi dovesse ancora vederlo) si chiamasse Dharma Corporation.

Dovendo tirare le somme, una pellicola in bilico tra sconcerto e originalità, il giudizio finale che ne deriva mai come in questo caso è salomonico: da una stella per certe cose, da cinque per altre.

Mi ha fatto comunque piacere vedere ancora una volta, nel finale, aleggiare il fantasma di Lovecraft.........

Sulla colonna sonora

Beh, devo dire che Roll with the Changes dei R.E.O. Speedwagon rimane un gran bel pezzo

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