Regia di Sam Mendes vedi scheda film
James Bond è in Turchia, per recuperare un hard disk che contiene le identità di numerosi agenti segreti; durante la lotta su di un treno, M fa sparare ai due uomini in lotta, nonostante il bersaglio fosse mobile e insicuro. Il cecchino spara Bond, che cade nel fiume sottostante e muore. Mentre sprofonda in acqua parte “Skyfall” di Adele: è l’incipit più bello di tutta la storia dello 007 cinematografico.
E il film continua sulla falsa riga del sensazionalismo (per colpi di scena, sconvolgimenti e traumi allo spettatore è paragonabile a “Al servizio segreto di sua maestà”). La figura di Bond qui cambia, quasi che il post-mortem lo abbia restituito alla vita con maggiore umanità: conflitti interiori lancinanti, un nostalgico ritorno al passato (nella tenuta che dà il nome al film), inoltre è costretto ad essere rivalutato come agente, non ha più la mira di un tempo, non riesce a mantenere la calma al cospetto di uno psicologo… Ma l’aspetto intimista dello 007 numero 23 non è l’unica grossa novità. Il film ne è zeppo (innanzitutto, e più evidentemente, il gunbarrel anomalo, per la prima volta posto nel finale del film).
Ottimo Javier Bardem, forse addirittura il miglior villain di sempre, commistione perfetta di serafico e luciferino. E straordinario, nonché personalmente inaspettato, il contributo alla regia di Sam Mendes, che fa fede alle dichiarazioni programmatiche e realizza un film che, in piena era digitale e col 3D a disposizione, rimane fedele alla natura più essenziale del protagonista (merito anche di Craig, al suo terzo 007, che spesso e volentieri non usa la controfigura): a scapito di qualche tempo morto di troppo, la sceneggiatura riporta l’essenza di 007 agli antichi splendori, tirando un po’ il freno sulla tendenza alla spettacolarizzazione nuda e cruda, che lasciava solo le briciole a suspense, dialoghi, trovate intelligenti, umorismo british. Ci sono metropolitane deragliate e battaglie sulla tetto di un treno, ma Mendes fa fede alla sua promessa: quella di non snaturare Bond con immagini computerizzate, lasciando tutto quanto più naturale possibile. Una nota importante viene dalla fotografia: le 4 location in cui il film è ambientato riportano sfumature cromatiche da parte del direttore della fotografia molto diverse tra loro, ma altrettanto coerenti con la natura delle location stesse.
In occasione dei 50 anni di James Bond al cinema, va in scena uno dei migliori film su 007 di sempre. La bontà del prodotto è dovuta al perfetto mix tra modernità e tradizione. Tra le innovazioni c’è il cast: nel finale si scopre la nuova Moneypenny, Q è un ragazzino poco più che maggiorenne e alla fine della storia ci vengono annunciate ulteriori sconvolgenti novità. Modernità è anche aver affidato a Sam Mendes, autore non proprio avvezzo al genere spy-story, la regia di un film importante che il regista messicano porta a termine in maniera egregia. La tradizione invece riecheggia nei numerosi omaggi ai 22 precedenti film dedicati all’agente uscito dalla penna di Fleming, rappresentati dalle ossequiose meta-citazioni più o meno velate: dal ritorno della Walther PPK o della cara vecchia Aston Martin superaccessoriata, all’esclamazione di Bond “Solo per i tuoi occhi!” che riferisce ad uno dei più famosi episodi della saga, fino al ritorno al tavolo del casinò…
Straordinario crocevia della saga, film memorabile, che fa intendere che il franchise può ancora stupire. Da “Skyfall” esce chiaro e forte il messaggio che la saga di 007 è tutt’altro agli sgoccioli…
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