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007 Skyfall

Regia di Sam Mendes vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su 007 Skyfall

di hallorann
8 stelle

In principio era James Bond (Sean Connery), poi James Tont (George Lazenby), James Lord (Roger Moore), James Cold (Dalton e Brosnan) e infine James Blood ovvero Daniel Craig (perché fa sangue dice un’amica vicina di poltroncina). Del primo del nuovo corso, CASINO ROYALE, avevo scritto bene ma ne ho perso quasi totalmente le coordinate visive. SKYFALL comincia con un inseguimento improbabile, inverosimile ed altamente esagerato che si conclude con la frase: “Agente colpito”. 007 su ordine di M è stato sparato dall’assistente di colore spacca specchietti Eve, futura Miss Moneypenny. James dato per morto, o disperso è uguale, fa del suo meglio per essere dimenticato e si “riprende” a suon di alcol, esotismo e sfide più da marines che da ex agente segreto. La notizia di un attentato terroristico alla sede di MI6 di Londra lo fa ritornare a casa. I teste e le prove per essere riammesso come agente vanno male, Bond con occhiaie e tremore alle mani viene ugualmente arruolato. La prima missione è uccidere Patrice (già sfuggitogli nella precedente “vita”) a Shangai e scoprire chi si nasconde dietro l’organizzazione terroristica che minaccia soprattutto M. 007 – dotato dall’imberbe Q di una pistola personalizzata e di una microradio utile per localizzarlo in qualsiasi parte del pianeta – arrugginito nel fisico, fa ancora sfoggio del suo charme per sedurre e carpire ciò che gli è necessario dall’affascinante Severine, femme non fatale del casinò cinese…Il nemico è Raoul Silva, un ex agente sentitosi tradito e abbandonato da Mammina (come dice lui), sequestra Bond e Severine. La sua isola-fortezza-rifugio fatiscente e supertecnologicizzata, all’avanguardia nella pirateria informatica per controllare in primis i sistemi informatici del servizio segreto britannico, pare una maxi installazione di arte contemporanea con musica da altoparlanti in cui l’eccentrico Raoul ha eliminato il superfluo per concentrarsi sull’essenziale. Egli viene catturato grazie alla radio, portato a Londra e tenuto segregato in una cella centrale trasparente alla Hannibal Lecter. Qui rivede Mammina, si leva la dentiera per far vedere gli effetti dell’acido e poi ridacchia. Sì perché ha ottenuto il suo scopo, farsi portare indisturbato nel cuore della City per colpire definitivamente lo Stato. Durante una relazione di M al ministro e all’agente del governo Mallory sulla sicurezza nazionale venuta a mancare nell’ultimo periodo, Garcia si libera, si traveste da poliziotto e si confonde nella folla della metropolitana. Ne vedremo delle belle sino alla fine. In particolare: l’inseguimento nella Metro, Bond che si preoccupa di proteggere M e con la gloriosa Aston Martin si recano in Scozia a Skyfall, il luogo dell’infanzia del nostro agente. Una vecchia casa circondata dalla brughiera e da un panorama mozzafiato, qui insieme al guardiacaccia che lo ha visto crescere organizza un piano di sicurezza rudimentale con via di fuga sotterranea in attesa dell’agente impazzito Silva fu Rodriguez. Questi, dopo aver inviato un manipolo di uomini in avanscoperta subito sbaragliati, giunge in elicottero a suon di Boom Boom Boom Boom di John Lee Hooker. In una chiesa vicina M ci lascia per sempre, mentre Bond sprofondato in un laghetto ghiacciato, risalito in superficie e riasciugatosi conficca un coltello sulla schiena di Raoul. A M subentra Mallory che la voleva prepensionare anzitempo come un Fornero anglosassone, al redivivo James l’anziana donna lascia in eredità il piccolo cagnolino in terracotta made in England, unico sopravvissuto all’attentato iniziale. Lo humour trionfa e fa spesso capolino in quest’ultima puntata della saga cominciata nel ’62 con LICENZA DI UCCIDERE. L’inizio ambientato a Istanbul è decisamente alla Martin Campbell, ergo solo azione fracassona. Con il passare dei minuti il regista Sam Mendes si impossessa della creatura 007 e lo plasma a sua immagine e stile, denso e ricco di citazioni e omaggi come il bel copione scritto a sei mani. Il James Bond di Daniel Craig si conferma la scelta della svolta, come nell’originale letterario di Ian Fleming egli non è solo ironia e machismo. E’ vulnerabilità, tormento, caduta e resurrezione. Il cattivo di Javier Bardem magnetizza l’attenzione e la scena con piccoli accorgimenti dello script e dell’attore probabilmente avallati dall’acuto Mendes. Le Bond Girl sono anomale perché non prettamente sensuali: la Severine di Berenice Marlohe è fragile e sofisticata; la Eve di Naomie Harris risoluta, simpatica e molto accattivante. I vecchi leoni Judi Dench e Albert Finney graffiano ancora, al contrario di un poco efficace Ralph Fiennes nei panni di Mallory. SKYFALL – in occasione del cinquantenario – è una sintesi quasi perfetta tra antico e moderno, tradizione e tecnologia, genere (action + spy) e un pizzico di sana autorialità.

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