Regia di Anthony Hemingway vedi scheda film
Un veccchio adagio recita (non a torto) che la Storia viene scritta dai vincitori; ciò vuol dire che, spesso la storia (con la esse minuscola), così come viene raccontata dai vincitori, in realtà non rappresenti con totale onestà e veridicità ciò che è oggettivamente accaduto nel corso della Storia (con la esse maiuscola). Il cinema, spesso, si è occupato di glorificare i propri eroi, siano essi soppravissuti agli orrori o morti sul campo, altrettanto spesso cadendo nella facile retorica se non direttamente nella pura agiografia. Hollywood, da questo punto di vista, non teme confronti: per esempio,il cinema di propaganda girato durante la Seconda Guerra Mondiale (anche con la guerra ancora in corso) ha dato vita a titoli che, visti con gli occhi di oggi, mostrano a chiare lettere il loro intento. Mi viene in mente, giusto per fare un esempio , il film "Gli Eroi Del Pacifico", dove i sanguinosi scontri di Bataan sono descritti in tono praticamente trionfalistico. Ripeto, questo è solo il primo esempio che, personalmente, ricordo; il carnet di titoli può essere facilmente arricchito. Il problema nasce quando la medesima pratica viene usata ancora settan'anni dopo, oltretutto con l'aggravante di voler fare a tutti i costi gli "impegnati" e i "falsi moralisti e progressisti", ottenendo l'effetto esattamente contrario. E qui arriviamo proprio al film "Red Tails" che, come spesso accade, sulla carta mostra delle interessanti potenzialità che poi, all'atto pratico, vengono inesorabilmente demolite da una messa in scena fastidiosa; si parte dalla cronaca dei fatti, ovvero dalla messa in servizio, presso l'aviazione statunitense, di uno squadrone di piloti da caccia di colore, riconoscibili per i loro aerei Curtiss P-40 con la coda verniciata di rosso (da qui il titolo del film) e le loro difficoltà ad entrare in servizio effettivo a causa dei pregiudizi razziali ancora ben presenti negli USA in quegli anni. Tra l'altro, queste squadriglie operarono attivamente proprio sui teatri di guerra europei, non ultime Germania ed Italia. Le "code rosse", inizialmente, venivano usate come "spazzini" per colpire il traffico nemico di terra - convogli di mezzi su gomma e su rotaia - e, solo in seguito, con le prime operazioni di copertura aerea durante lo Sbarco di Anzio e Nettuno, passarono al servizio di caccia effettivo. Insomma, se il film si fosse mantenuto su questo tracciato, ovvero essere un film bellico che raccontava anche i controsensi di una gerarchia militare e, in generale, di una società, che faceva combattere i propri "cittadini" di colore pur non ritenendoli degni di tale ruolo, ne sarebbe uscita un'opera nemmeno tanto banale. Il problena che George Lucas - patron di tutta l'operazione in veste di produttore esecutivo - pigia il pedale fin troppo a fondo nella direzione del politicamente corretto a tutti i costi, partorendo così le vicende di quattro di questi piloti dei "Red Tails", visti come quattro giovani idealisti che incarnano i valori e lo spirito "a stelle e strisce". Lucas, assieme allo sconosciuto regista Anthony Heminguay, non si fanno mancare nulla come "sagra dello stereotipo": abbiamo il caposquadriglia paterno e responsabile, il giovane del gruppo (che tutti chiamano "Junior") che vuole crescere in fretta, il pilota indomito e sciupafemmine; insomma, il film mette in mostra quattro piloti "perfettini" che trovano il tempo di scherzare e fare battute su chi sia più bravo "ad abbattere crucchi" anche durante i duelli aerei; e che diventano ben presto dannatamente insopportabili. Già nell'incipit i quattro piloti "supereroi" trovano il tempo di far fuori un camion tedesco isolato (gran prova di forza...) e, già che sono sul posto, mitragliano un treno militare blindato, anch'esso pieno zeppo di "crucchi". Da notare come i "nostri", appena aprono il fuoco, colpiscono tutto quello che puntano: abbattono aerei, distruggono mezzi, spazzano via basi aeree, mentre i tedeschi (nel film l'insulto "crucco" viene usato così tante volte e con così tale disprezzo da provocare la nausea) sparano quintali di munizioni colpendo solo e soltanto l'aria, o, al massimo, i bombardieri americani pieni di piloti bianchi che, all'improvviso, senza l'intervento dei "nostri quattro eroi", diventano stupidi e non sanno più pilotare i loro aerei. Altro enorme, mastodontico difetto del film è quello di non mostrare il benchè minimo rispetto verso la controparte avversaria: i tedeschi vengono mostrati come i "kattivi" e basta; i tedeschi sono i "kattivi" che devono essere abbattutti, che devono essere mitragliati a terra con schiamazzi di gioia da parte dei protagonisti, che non posseggono la benchè minima capacità offensiva militare, che sono tanto scemi da farsi mitragliare e bombardare basi ed alloggiamenti con una facilità sconcertante. Insomma, "Red Tails" fa passare i tedeschi come degli emeriti cretini (con tanto di pilota capopattuglia "crucco" che vuole vendetta e finirà giustiziato dai nostri "beniamini") militarmente inferiori. Per caso Lucas non avrà scambiato i soldati tedeschi per le truppe imperiali di "Star Wars"? Una domanda che mi sorge spontanea visto come i tedeschi stessi, nel film, muoiano (in massa) nella più totale indifferenza. Non per fare del revisionismo a tutti i costi, ma l'industria bellica tedesca è sempre stata una delle più avanzate, anche di quella statunitense ad inizio guerra, grazie ad un parco mezzi più moderno e a volumi produttivi elevatissimi: i caccia Messerschmitt Bf 109 erano aerei ad elica niente affatto inferiori ai Curtiss P-40 e ,ancor di più, i Messerschmitt Me 262 (i primi caccia a reazione ad entrare in servizio attivo, nel film si vedono verso la fine) furono delle autentiche spine nel fianco per l'aviazione statunitense grazie alle loro prestazioni ben superiori. Nel film si vede tutto questo? Ovviamente no, solo legioni di aerei tedeschi abbattutti come in un videogame, con i "nostri" che non si fanno un graffio o quasi; e anche quando vengono feriti, i quattro protagonisti miracolosamente guariscono senza patemi in tempi record. E nemmeno gli italiani escono indenni da questo film: il pilota sciupafemmine vuole conquistare una ragazza italiana che ha visto dal proprio aereo, si presenta alla porta di casa sua (e lei, senza averlo mai visto prima, lo fa entrare in due secondi netti!), festeggiato dalla anziana madre di lei che gli dice: "Sei il guaglione più nero che abbia mai visto!". Domanda retorica: ma ancora all'estero veniamo visti - noi italiani - come dei cazzari in stile "spaghetti, pizza e mandolino"? Che tristezza!
Bryan Cranston, attore di grande efficacia, qui è relegato e mortificato nel ruolo di alto ufficiale dell'aviazione che cerca di mettere in cattiva luce le azioni di guerra delle "code rosse" e che si becca il solito pistolotto morale sdegnato da parte di Terrence Howard, Generale a capo della squadriglia. Insomma, il personaggio interpretato da Cranston, paradossalmente, è tratteggiato anch'egli come un "kattivo" alla pari dei "crucchi", senza sfumature; o meglio, c'è un'unica grande "sfumatura" nel film: i protagonisti sono i "buoni" che non possono essere messi in discussione, tutti gli altri che non stanno dalla loro parte sono i "kattivi" brutti, sporchi e razzisti. E basta.
Le scene d'azione aerea sono anche girate bene - dinamiche e di ampio respiro - e avrebbero anche fatto la felicità di ogni appassionato del genere bellico, solo se non fossero state inserite in un film così tanto sbilanciato e didascalico, retorico ed agiografico come questo "Red Tails", che non rende minimamente giustizia a chi la guerra l'ha veramente vissuta (proprio come i piloti militari); non rende giustizia al cinema di genere bellico, facendolo arretrare a quel cinema di propaganda cui accennavo all'inizio; e non rende altrettanto giustizia al cinema statunitense che, se da un lato è capace di generare tali aborti, di contro (fortunatamente) ha dato vita - e sa ancora dar vita - ad opere di ben altro spessore.
Un esempio di spocchiosità: i "crucchi" precipitano in fiamme e i "nostri eroi" sono in posa plastica.
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