Regia di Matt Ross vedi scheda film
Non è facile sopportare un film (saggiamente tenuto sotto l’ora e mezza di durata) interpretato da due soli personaggi, completamente privo di eventi, totalmente composto di dialoghi tra i due allocati in infinite, anche se solo 28, strisce, corrispondenti ad altrettante camere di albergo. Ancora meno facile se le facce dei due non esprimono troppa simpatia, né fiducia (com’è capitato a me, con Chris Messina in particolare). Eppure “28 Hotel Rooms” è un film che in qualche modo colpisce e rimane impresso. Questa storia, viscerale e cervellotica insieme, alla fine risulta molto tenera, e a me personalmente ha rimandato all’idea degli sforzi e le paure di un uccellino quando, dal nido, cerca per la prima volta di spiccare il volo. Se non è merito (ma non so, sospendo il giudizio) di Messina e di Ireland, sicuramente è merito di una regia molto sofisticata ed abile a dosare tutte le sfumature (e sono necessariamente tante!) ed a renderle efficaci grazie anche ad un’ottima fotografia e un’azzeccata caratterizzazione, a cominciare dalla scelta di dare a lui, il maschio, il ruolo dell’espansivo e dell’entusiasta e a lei, alla femmina, quello freddo e distante (ma le apparenze sono efficacemente disvelate dal regista), in perfetto stile “sole-luna”.
Interessante.
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