Regia di Adam Wingard, Glenn McQuaid, Radio Silence, David Bruckner, Joe Swanberg, Ti West vedi scheda film
Sicuramente i più malati tra di voi lo conosceranno, ma ne ho sentito parlare poco, al punto che credevo che 'sto V/H/S e i suoi due figli non meritassero. E invece devo ammettere - sarà perché ho finito di visionare recentemente il primo, l'S e il Viral o perché la confezione a episodi garantisce praticità e freschezza – che si tratta di tre prodottini belli variegati a partire dal capostipite.
Genere? Che ve lo dico a fare, il titolo è eloquente: si legge V/H/S si ricava found footage. Il ritrovamento di filmati è lì, spiattellato nell'episodio-cornice, cornice che non si definisce come “lo sfondo”, sul quale i singoli racconti si innestano e prendono vita, bensì come racconto a sé, al di fuori del quale le diverse storiette si collocano. Una banda di teppisti entra in una casa con l'incarico di trovare una misteriosa cassetta ed il proposito, invece, di duplicarla per ricattare i mandanti dell'operazione. All'interno dell'abitazione troveranno decine di cassette e ne passeranno alcune al videoregistratore. Qui la fantasia a tratti onirica dei registi ha la strada spianata. 5 episodi 5 (cornice a parte), idee fuori di melone realizzate con sale in zucca, episodi diretti come pugni, interpretati da attori bravini alle prese con dialoghi banalotti perché verosimili e verosimili perché intelligentemente costruiti. Nota di merito per il 4° di questi 5 piccoli brividi, un'esperimento credo pionieristico, ripreso da The Den e dal recente teen-horror Unfriended, di soggettiva di una videochat: ragazzo, ragazza e una casa che accoglie altri ospiti. Ma anche seratone da “hangover” devastanti dagli esiti funesti, “honeymoon” bissate, “case nel bosco” sul lago suscettibili di tutte le influenze possibili, “case nere” con mani che escono dalle fottute pareti; unico spoiler ammesso, per non ridurre il film e la recensione ad un fragment by fragment ma soprattutto perché il gusto della visione sta nell'imprevedibilità degli sviluppi di ogni vicenda, che se non tengono incollati per la tensione, comunque incuriosiscono very mucho. Vien da chiedersi per la verità cosa ci faccia una videochat o la registrazione fatta da una videocamera su una videocassetta, ma, anche se non può spiegare assurdità come questa, chiariamo che: V/H/S è un film easy watching, nel senso che di pretese di grandezza ne ha direi poche. È un found footage, pregi e soprattutto difetti annessi, astenersi epilettici e vomitini. Tra i registi spicca Ti West, autore qui della "seconda honeymoon". A V/H/S sono come detto seguiti un secondo capitolo, dai più considerato superiore al primo ma per me non all'altezza, fatto salvo l'episodio “Rosemary's” diretto da - guarda guarda - Gareth Evans <3, ed un terzo, più bistrattato, ma che invece per me ha i suoi momenti: su tutti lo “stargate” del regista di Cronocrìmenes, che è davvero, davvero... Davvero.
Ogni episodio ha un titolo che trovate su wikipedìa, i nomi che gli ho affibbiato io sono not to spoil!
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