Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
I fratelli Vanzina sono sempre più un vero e proprio caso (o disastro se preferite) cinematografico (quasi ci si potrebbe fare un film a riguardo); più passano gli anni, più film girano e meno risultati decenti riescono a conseguire così che anche questo “Buona giornata” spreca malamente un cast di interpreti comunque importanti per il genere, raccontando le solite storielle se possibile anche in maniera più scriteriata di altre volte.
In scena troviamo una serie di personaggi tipici, dal principe altezzoso ma decaduto (Christian De Sica), al politico (Lino Banfi) disposto a tutto pur di non finire dove meriterebbe, dall’evasore fiscale senza causa (Maurizio Mattioli), all’imprenditore d’insuccesso (Diego Abatantuono) fino ad arrivare al tifoso viola (Paolo Conticini) scaramantico fino allo strenuo delle sue possibilità.
Film che conferma la scarsa vena dei Vanzina, per loro sempre più lavoro, ma anche sempre meno idee da portare in scena e già di suo questo parallelo non attira certo molte simpatie da qualunque parte lo si guardi.
In questo caso ci offrono una coralità che rappresenta trasversalmente l’Itali(ett)a peggiore, quella del malaffare, dei furbetti o anche dei disperati (senza esagerare ovviamente).
Le approssimazioni che si vedono ormai sono una prassi fin troppo consolidata, non ci si stupisce, ne rammarica, più di tanto, i problemi semmai stanno altrove, prima di tutto nonostante un cast sopra la media, almeno per quantità, per la commedia puramente comica italiana, le risate sono davvero poche e soprattutto si intuisce come il tentativo di ottenerle si sia fatto, ma riuscendoci poco e male.
Ma soprattutto è il finale a lasciare maggiormente interdetti, perché arriva a sorpresa, e non solo perché anticipato (ottanta minuti sono un altro campanello di allarme per quanto concerne le idee a monte), ma perché la maggior parte delle vicende dei personaggi non trovano una conclusione, il che francamente è un aspetto che fa cadere letteralmente le braccia per l’impotenza della produzione.
Una delusione facile da attendersi, ma sempre non auspicabile, perché a volte ci si può anche accontentare di due grasse risate, ma di fronte a troppe incertezze e vere e proprie mutilazioni (o non conclusioni) non c’è santo che regga.
Ingiustificabile.
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