Regia di Stéphane Rybojad vedi scheda film
Onestà ideologica. Merce rara, di questi tempi, quando in scena ci sono squadre
speciali dietro le linee. Se lo statunitense Act of Valor è un monumento al militarismo, questo contrappunto francese si attesta a un compromesso tra enfasi eroica e dramma antropologico, compresenti nei commando d’Oltralpe inviati a salvare la giornalista Elsa, ostaggio dei talebani in Pakistan. Il debuttante Rybojad, anche cosceneggiatore, sfodera un gusto tipicamente transalpino per la narrazione ellittica, prediligendo sempre la storia alle (pur presenti) emozioni, condite da veniali peccati retorici. Nel viaggio “di rientro” a piedi in Afghanistan confluiscono sensibilità documentaristiche e necessità drammaturgiche, grazie all’attenta caratterizzazione dei volti d’acciaio capitanati dal duro Hounsou. Abbiamo il freddo Kovax, il mastino Lucas, il carismatico Marius, il dinamitardo Tic Tac, il simpatico Victor e il cecchino Elias, di (fin troppo) platooniana memoria: ognuno è annunciato da didascalie, ha un volto, un ruolo e un carisma ben delineati. Ma Rybojad riesce anche a obbedire ai nuovi, spersonalizza(n)ti standard di genere, mettendo in quadro azioni militari con un’elevata aderenza grafica e ritmica al reale, grazie a inquadrature in continuo movimento e a un montaggio frammentario e serrato che ben restituisce l’angoscia schizoide delle incursioni. Operazione riuscita: in Francia i generi sono ancora possibili, vitali e onesti.
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