Regia di Stéphane Rybojad vedi scheda film
Non mi piacciono i film di guerra.
E già con questo potrei terminare quello che ho da dire su questo film.
Quasi mi fecero violenza per farmi vedere Salvate il soldato Ryan e quasi mi feci violenza da solo per vedere "robetta" come Apocalypse now o Full Metal Jacket.
Ma quelli non erano semplicemente film bellici. Erano filosofia applicata .
Quindi non so neanche perchè sono andato a vedere questo film: la sala dove c'era Dark Shadows era piena? No, non direi ma probabilmente non era popolata di fauna di mio gradimento. Troppi popcorn aromatizzati al copertone di camion, troppi nachos che si piegano ma non si spezzano, troppe bibite gassate che autorizzerebbero al rutto libero in sala, troppi ragazzini con smartphones più grandi di loro che sicuramente riempirebbero la sala di traccianti luminosi terra aria solo per controllare se qualcuno li ha messaggiati.
Ma ancora non ho parlato di questo film.
Vi ho mai detto di quanto ami il cinema francese? Se ancora non l'ho mai sottolineato allora questo è il momento giusto.
AMO IL CINEMA FRANCESE. Ecco ho fatto outing. O si dice outlet?
E Special Forces è francese. Ma è un film di guerra. E per di più ambientato in quel buco di culo dell'universo abitato e non che risponde al nome di Afghanistan. Ma poi scopro che è Pakistan ai confini con l'Afghanistan. Praticamente è lo stesso. Stiamo sempre parlando di orifizi rettali ostili a qualunque forma di vita civile.
Odio i film di guerra perchè odio la retorica nazionalista, le epopee militari usate come oppio per i popoli, il machismo conclamato( che spesso nasconde gaytudini latenti), la divisione del mondo in bianco e nero, in buoni e cattivi. E odio come Hollywood mette tutto questo in bella mostra corroborata da Big Jim plasticosi coi bicipiti a mappamondo che parlano come terminators a cui hanno bruciato i circuiti stampati dedicati alla favella.
I monosillabi abbondano, il tarlo della democrazia da esportazione pure. E te la fanno apparire anche come cosa buona e giusta.
Special Forces ha anche, ma non solo, questi ingredienti: i talebani sono tutti cattivi, il loro capo è addirittura Raz Degan( israeliano se non erro, la battuta migliore del film) che sembra una caricatura di cattivo per come uccide senza senso giusto per affermare la sua cazzuta superiorità da overdose di piombo caldo, i militari sono tutti votati alla missione senza se e senza ma, senza un attimo di cedimento.
Macchine da talebanicidio senza pentimento.
C'è tutto questo nel film di Rybojad , che ha pensato bene di trasferire la sua esperienza di documentarista d'assalto dalla realtà alla fiction rimanendo sempre nel campo militare.
Special Forces sembra un blockbuster verde militare a stelle e strisce. E invece è una produzione francese, con un budget ampio per gli standard europei( 10 milioni di euro), che gioca a fare l'americana.
Special Forces racchiude in sè molti degli ingredienti che odio nel film bellico hollywoodiano.
Eppure non so perchè mi ha preso.
Forse per la poca attenzione alla tattica guerresca sostituita da lunghi scontri a fuoco da videogame sparatutto, forse perchè mostra , seppur brevemente, la civiltà musulmana lontana dalle deviazioni e aberrazioni islamico-talebane, forse perchè la retorica sparata a pallettoni che di solito uccide come fuoco amico il blockbuster hollywoodiano qui è tenuta più a bada ( anche se talvolta esonda come nella lunga sequenza dell'inseguimento e dell'uccisione di Elias).
Per una volta non ci troviamo di fronte a supermen decerebrati convinti di salvare il mondo semplicemente muovendo un dito, ma professionisti in quel campo solo perchè qualcuno quello sporco lavoro lo deve pur fare.
Occorre riconoscere almeno lo sforzo di andare sotto la scorza di questi militari tutti d'un pezzo, il tentativo di dotarli di quel briciolo di umanità che nelle controparti hollywoodiane spesso manca.
Il salvataggio della giornalista diventa questione di principio di democrazia e non solo un mezzo per far vedere la superiorità occidentale.
Ancora ideologia e forse questa è la parte più debole del film, obiettivamente la parte più difficile da far digerire in una pellicola di questo genere.
Dal punto di vista della forma siamo a livelli di eccellenza. Panoramiche mozzafiato, una cinepresa sempre mobile ma che non crea l'effetto mal di mare in nome del realismo assoluto.
Un linguaggio registico vivace sempre mutevole che permette di non annoiarsi.
Inoltre dal punto di vista tecnico non ha nulla da invidiare agli epigoni d'oltreoceano.
Altra cosa a mio parere da sottolineare è che , nel cortocircuito che porta ai generi americani per eccellenza, in più di un'occasione si ha la sensazione di trovarsi in un western in cui l'ambientazione afghana è semplicemente un dettaglio sullo sfondo (allora è il prototipo dell' eastern movie ).
Non mi ha travolto ma non mi ha nemmeno irritato e visivamente ci troviamo di fronte a uno spettacolo di ottimo livello, recitato più che decentemente ( e questo non è scontato in questo genere) e con personaggi per cui è facile empatizzare.
Identificarsi magari no, soprattutto per chi ha una certa allergia alle armi automatiche e alla logica militare.
Devo anche aggiungere che per me la Kruger è bellissima anche con una crosta di fango in faccia alta due dita?
(bradipofilms.blogspot.com )
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